sabato 16 maggio 2009

Tra tutela del diritto d'autore, censura, neutralità della rete... che confusione!

Uno dei grandi vantaggi che Internet ci ha regalato è la possibilità di scambiare dati e informazioni: articoli, immagini, brani musicali, video. Ma la facilità di diffussione e di accesso non esclude il fatto che gran parte di questo materiale è oggetto di diritti di proprietà intellettuale. E' un concetto difficile da applicare al mondo della rete, percepito come libero e senza barriere. Una sensibilità che si riflette nella posizione di chi sostiene che ogni cosa pubblicata in Internet diventa bene pubblico o nella teoria (tutta americana) del libero consenso, secondo la quale chi pubblica in rete automaticamente autorizzerebbe la libera riproducibilità dell'opera da parte di terzi. Cerchiamo di fare un po' di chiarezza e di procedere con ordine.
Il copyright è l'insieme delle normative sul diritto d'autore in vigore nel mondo anglosassone e statunitense. Un termine che utilizziamo comunemente come sinonimo per il nostro diritto d'autore (disciplinato dalla legge 633/1941), nonostante alcune differenze tra le due normative.
Il copyleft è un meccanismo specifico per la gestione dei diritti sulle proprietà dei software: è basato su un sistema di licenze attraverso le quali l'autore indica ai fruitori che l'opera può essere utilizzata, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali. Questo principio è applicato nell'ambito del software libero, rilasciato con una licenza, che si contrappone al software proprietario e si differenzia dalla concezione open source (in questo caso gli autori del software ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori). Un esempio di copyleft sono le licenze "Creative Commons", nate negli Stati Uniti nel 2001. Queste licenze permettono di sapere in anticipo a quali condizioni le informazioni (file musicali, immagine, video, etc.) sono utilizzabili senza incorrere nella violazione del diritto d'autore. Prevedono sei livelli, che vanno dall'obbligo di citare l'autore al divieto di utilizzo a scopo di lucro. Ad ogni modo, sul tema del copyright in rete non esiste ancora un regola fissa, le interpretazioni sono discusse. Non esiste formalmente un diritto d'autore su Internet, se questo non è esplicitamente espresso.
Un bravo giornalista on line dovrebbe sempre porsi il problema se i documenti che reperisce in rete siano utilizzabili, e in quale forma. In Italia, come ho detto, abbiamo come guida la legge 633 del 1941 sul diritto d'autore. In particolare, l'articolo 70 ci dice che sono permessi il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o parti dell'opera per scopi di critica, di discussione o insegnamento. Naturalmente deve sempre essere menzionato il nome dell'autore e dell'editore. In tutti gli altri casi si dovrebbe chiedere l'autorizzazione al titolare dei diritti; prassi che in rete non è molto rispettata e dove spesso si ricorre al copia-incolla. Comunque la giurisprudenza si è espressa sull'argomento affermando che una pubblicazione diffusa sul web deve essere considerata come opera intellettuale a carattere creativo e quindi tutelabile in base al diritto d'autore. Per saperne di più, in rete esiste un sito che affronta l'argomento, soprattutto alla luce delle innovazioni tecnologiche: http://www.dirittodautore.it/

In marzo, il Parlamento Europeo ha esaminato il cosiddetto Pacchetto Telecom (disegno di legge per il riordino del settore delle telecomunicazioni); fatto che ha scatenato proteste e segnalazioni da parte degli utenti, preoccupati dall'eventualità di una censura del mezzo Internet (v. ad esempio questo video pubblicato su youtube). In un comunicato stampa sul sito del Parlamento Europeo apprendiamo che, per il momento, il compromesso a riguardo è caduto. Il 6 maggio, sempre nell'ambito dell'approvazione del pacchetto, l'assemblea (a larghissima maggioranza) ha detto sì all'emendamento che rafforza i diritti dei cittadini on line: si impone il provvedimento esplicito di un tribunale per poter disconnettere un utente da Internet. Questo risultato è stato definito "un pugno politico a Nicolas Sarkozy" (da Mastrolonardo, su Visionpost), perchè? Facile: perchè secondo la legge francese Hadopi, fortemente voluta dal presidente, per la disconnessione basta la decisione di un'autorità amministrativa. Questa legge antipirateria è stata approvata in via definitiva dal Senato francese il 13 maggio. In pratica, è prevista la disconnessione dal servizio Internet per l'utente che viene scoperto a scaricare illegalmente le opere tutelate dal diritto d'autore. A rintracciare i cosiddetti pirati ci penserà l'Hadopi, un'agenzia di Stato, che provvederà a inviare prima due avvertimenti (e mail e lettera personale) e, se questi verranno ignorati, a tagliare la connessione per almeno un anno. La legge si dirige palesemente nella direzione opposta rispetto alle indicazioni dell'UE che, con la bocciatura del pacchetto tlc, ha ribadito il ruolo di Internet quale diritto fondamentale del cittadino europeo. Eppure Sarkozy ha degli ammiratori qui in Italia: i principali rappresentati dell'industria dei contenuti, che hanno inviato una lettera aperta al presidente francese (e, per conoscenza, a Berlusconi e altri). Il testo della lettera è riportato nel sito sul diritto d'autore a cui ho accennato prima.

Resta comunque aperta la questione della neutralità della rete: il Parlamento ha dato infatti il via al maxi emendamento Harbour, che consente ai fornitori di connettività di monitorare il traffico e imporre restrizioni alle attività on line degli utenti. E il futuro del Pacchetto Telecom? Mastrolonardo ci illumina a riguardo: "in linea teorica, il 12 giugno prossimo i ministri delle Telecomunicazioni europei potranno decidere di accettarlo così com'è stato votato. Più probabile però che si dia avvio a un nuovo processo di conciliazione a partire da settembre, un percorso che a quel punto si svolgerà con un nuovo parlamento e sotto la presidenza svedese. La composizione della prossima assemblea sarà dunque decisiva. Il fatto rende le elezioni europee ancora più importanti per chi ha a cuore la sorte di Internet come piattaforma di democrazia e innovazione".

Comincio già a scusarmi per la lunghezza di questo post e per gli innumerevoli rimandi; io stessa mentre lo scrivevo mi sono un po' annoiata. Il fatto è che la questione è di per sé complicata e non se ne parla molto, almeno non sulle prime pagine dei quotidiani on line che siamo soliti consultare. Ne è la prova il fatto che a lezione quasi nessuno ha alzato la mano alla domanda: qualcuno di voi ha seguito il caso? Spero di aver chiarito un po' la situazione, ora a voi la parola: che ne pensate della questione "neutralità della rete" e dell'atteggiamento della Francia?

2 commenti:

  1. Ciao Elisa, anche robertopasquini ha trattato la questione... personalmente credo che finchè vi sarà Stato non sarà possibile alcuna neutralità della rete. E' giusto d'altra parte che abbia una sua regolazione, e chi ha speso milioni in server per tenere in memoria tutti i nostri blog vorrà contare qualcosa quando si prenderanno serie decisioni sul web. Comunque i consumatori del web è giusto siano tutelati...chi ti dice che io in realtà non sia un vecchietto maniaco? I miei neri capelli?

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  2. Ciao Eli, sono di nuovo qui.
    Ti linko un post sulla recente legiferazione in materia di utilizzo della rete..

    http://officinadelfuturo.myblog.it/archive/2009/05/16/internet-democrazia-compromessa.html

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