lunedì 22 giugno 2009

Info di servizio

Informazione di servizio: chi ha Sky , stasera ha la possibilità di guardarsi Citizen Berlusconi - Il presidente e la stampa, il discusso documentario scritto da Andrea Cairola e Susan Gray (su Current Tv, canale 130, alle 21.20). Mandato in onda negli Stati Uniti per la prima volta nel 2003 (sì, è un po' datato ma vale comunque la pena guardarlo) e da noi in Italia... mai.

Ci si vede tra un paio d'ore all'esame, in bocca al lupo a tutti i miei colleghi blogger!

domenica 21 giugno 2009

Contro il ddl Alfano

Oggi niente post, ma vignetta

venerdì 19 giugno 2009

Cecenia: una dittatura da repubblica delle banane

Majnat Abdulaeva ha rilasciato un'intervista, la settimana scorsa, all'Osservatorio Caucaso in cui parla del caso Politkovskaja, della difficile situazione del Caucaso settentrionale e di come concretamente la società civile occidentale può essere d'aiuto.

La giornalista è stata per anni corrispondente da Grozny, per Novaja Gazeta (il giornale per cui scriveva Anna Politkovskaja) e per Radio Free Europe/Radio Liberty. In seguito a ripetute ed esplicite minacce, nel 2004 ha abbandonato la Cecenia grazie all'aiuto di un'organizzazione tedesca e da allora risiede in Germania, continuando a lavorare come giornalista. Majnat ha recentemente raccontato la sua storia in un incontro con PeaceReport.

"Sin dall'inizio è stato lampante il fatto che il processo per l'uccisione di Anna Politkovskaja" concluso con la piena assoluzione degli imputati, era stato concepito "come una farsa per dimostrare al mondo, e, in primo luogo all'Occidente, ai politici e ai giornalisti occidentali, che le autorità russe avrebbero fatto di tutto per trovare il mandante e l'esecutore dell'omicidio".

A proposito degli imputati prosciolti, Majnat afferma che "è stato un bene che non li abbiano condannati, che non siano diventati dei capri espiatori solo perchè si potesse dire all'Occidente "Ecco abbiamo preso i colpevoli!". Sono assolutamente sicura che sotto l'attuale potere della Federazione Russa non sapremo mai i nomi del mandante e dell'esecutore, non verranno mai chiamati alla barra a rispondere. Al momento non è opportuno, non è vantaggioso per le autorità russe, far sapere chi è il mandante dell'omicidio, e finché ci sarà al potere l'attuale regime, la verità sull'omicidio di Anna Politkovskaja sarà tenuta nascosta. Fra venti, forse trenta anni, sapremo chi l'ha ordinato, perchè e a chi è stato fatto un regalo il giorno del compleanno di Putin. Ma non adesso...".

Alla domanda sull'attuale situazione in Cecenia, Majnat descrive "una dittatura della repubblica delle banane, una dittatura fondata sulla paura e sulla violenza, dove tutto dipende da un tiranno. Non esiste libertà di stampa, non può esistere libertà di espressione e opinione, qualsiasi parola pronunciata incautamente può condurre alle torture, all'arresto".

E il contributo da dare a livello di società civile (visto che quello a livello politico è stato deludente)? Secondo Majnat, la società civile occidentale può aiutare in molti modi "a partire dal semplice interesse e desiderio di informarsi che va al di là di quello che succede sotto il tuo naso. Il non essere indifferenti è il primo passo. Anche da un punto di vista pratico si può fare moltissimo. Invitare i giovani, gli studenti, dare loro la possibilità di studiare in Europa, di vedere come le persone vivono, studiano e lavorano in una società democratica. (...) E' fondamentale che i nostri giovani, che vivono oggi in un'atmosfera di dittatura, abbiano la possibilità di venire qui e studiare da vicino l'esperienza della democrazia, e la vita della società democratica, per poi tornare in Cecenia con questo bagaglio. Chi ha visto anche una sola volta come si vive e si lavora in un paese democratico ne rimane colpito, come infettato da un virus di cui diventa portatore sano, conserverà per sempre dentro di sé il rispetto per i valori democratici, per i diritti umani. Poi queste persone, con tale esperienza, ritornano in Russia, in Cecenia, in Caucaso... per cui invitate i nostri studenti a venire qui, date loro una chance!".

giovedì 18 giugno 2009

Il caso "Night Jack"

Lo stop ai blog anonimi arriva da Londra e a finire nei guai è un poliziotto-blogger. Il creatore del blog "Night Jack", vincitore del premio Orwell, per mesi ha appassionato i lettori inglesi raccontando le sue avventure-disavventure sul posto di lavoro, gli inseguimenti e i turni di notte, descrivendo le zone suburbane inglesi come una realtà povera e degradata.

I problemi sono cominciati quando un giornalista del Times ha scoperto la vera identità del blogger: si tratta di Richard Horton, poliziotto del Lancashire, che ha tentato di ottenere un'ingiunzione del tribunale per impedire che il suo nome venisse diffuso sulla stampa. La Corte Suprema britannica però ha detto no, affermando che, se un blogger decide di rimanere anonimo, ciò non vuol dire che ne abbia sempre diritto e che un giornale non possa svelarne l'identità.

La necessità di rivelare le generalità dello scrittore risponde in questo caso anche al diritto dei cittadini di conoscere l'identità di chi critica pubblicamente l'attività della polizia. Il problema è nato soprattutto da questo. Il blogger non si limitava a raccontare la sua esperienza ma criticava l'operato degli agenti, arrivano a consigliare a chi si trovava sotto inchiesta di "sporgere lamentele sul comportamento di ogni poliziotto e di non mostrare alcun rispetto per il sistema giudiziario e le persone che vi lavorano". Affermazioni piuttosto pesanti, specialmente dal momento che vengono da una persona che lavora dentro l'ambiente, ma che, proprio per questo motivo, probabilmente era a conoscenza di episodi che meritavano un commento del genere. Ad ogni modo, qualunque fossero le motivazioni che hanno suscitato le critiche del poliziotto inglese, il blog ora è chiuso.

sabato 13 giugno 2009

Ddl Alfano: un mostro che azzoppa i giornalisti

Il 10 giugno, pochi giorni fa, la Camera ha approvato la fiducia al governo sul ddl Alfano per limitare le intercettazioni. Il risultato della votazione ha scatenato un putiferio di polemiche e critiche, a ragion veduta aggiungerei. Il punto dello scontro riguarda l'evidente contrasto delle norme con l'art. 21 della Costituzione che sancisce la libertà di stampa. Il ddl prevede pene per i giornalisti che si rendano colpevoli di qualsiasi violazione dei pesanti divieti previsti. In pratica, con il divieto di diffondere informazioni su qualsiasi scandalo fino alla conclusione del processo (che qui in Italia di solito dura poco...), la cronaca giudiziaria, ripristinata dopo il ventennio fascista, non esisterà più. Qualcuno amaramente osserva che "lo scandalo delle feste in Sardegna ha accelerato il bisogno della maggioranza berlusconiana di chiudere la partita con i giornalisti e i magistrati e togliere dall'ordine del giorno quello che rimane del dibattito dell'opinione pubblica sugli scandali di un capo del governo che ci fa essere lo zimbello dell'Europa unita".

L'Associazione Nazionale Magistrati ha prodotto un documento intitolato "la morte della giustizia penale in Italia", perchè "le norme sulle intercettazioni impediranno alle forze di polizia e alla magistratura di individuare i responsabili di reati gravissimi... Si tratta di una proposta che non introduce le riforme necessarie ad assicurare l'efficienza del processo, ma addirittura inserisce nuovi, inutili formalismi, che determineranno un ulteriore allungamento dei tempi del processo. La conseguente non ragionevole durata di troppi processi si traduce di fatto nella negazione dei diritti fondamentali e in nuove forme di giustizia privata".

Vera Lamonica, segretaria confederale Cigl, parla di un "vero e proprio regalo alle mafie e all'illegalità". Lorenzo del Boca e Enzo Iacopino, presidente e segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, hanno definito il disegno legge un "mostro che azzoppa i giornalisti". Il guidizio del segretario Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), Franco Siddi, è che questo voto "è una bruttissima notizia per l'Italia, per l'informazione, per la sua autonomia violentemente incise da un muro di divieti allo scopo di impedire la pubblicazione di notizie che contano per la salute civica". La Fnsi, unitamente con la Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali), ha stilato un appello, "dovere d'informare - diritto di sapere", al Parlamento, a tutte le forze politiche e all'opinione pubblica.

Con le citazioni di pareri autorevoli potrei riempire una ventina di post (tranquilli, non lo farò), ma non credo ci sia bisogno di farci convincere da figure competenti del fatto che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in quello che sta succedendo. Di Pietro ha affermato che "servono le piazze, i cittadini, la disubbidienza civile". Si stanno organizzando petizioni e manifestazioni, in molti si stanno muovendo. In particolare, l'associazione Art. 21, attraverso il suo sito, chiederà a tutte le forze politiche e associative di promuovere, in occasione della discussione al Senato (dove passerà il testo approvato dalla Camera) una manifestazione nazionale dedicata alla tutela dei valori costituzionali. Sarebbe bello credere che "le piazze e i cittadini" servano ancora a qualcosa, ma dalla mia magra esperienza ho paura che non sia affatto così.

giovedì 11 giugno 2009

Ottimizzare il proprio sito web

Nell'ultima lezione abbiamo visto come per il giornalismo online sia molto importante la tecnologia e non solo i contenuti. E' possibile eseguire degli interventi di ottimizzazione sulla home page per aumentare l'accesso ad un sito. In questo modo si avranno dei risultati in termini di audience, di pubblicità e di gestione.

Gli interventi possibili che abbiamo visto sono: ottimizzazione dei titoli, ottimizzazione dei caratteri, esternalizzare i codici, le "briciole di pane" (gli script), ottimizzazione delle fonti, ottimizzazione o tags delle immagini e inserimento dei link come titoli. Cosa cambia, ad esempio, a trasformare un link in un titolo? Il fatto che il motore di ricerca lo cerca come notizia. Se le foto hanno un loro nome aumentano la rilevanza della pagina su un dato argomento. Esternalizzare i codici significa non appesantire la pagina, che verrà caricata più rapidamente. Si tratta dunque di piccoli accorgimenti che si possono rivelare molto utili per creare un sito (nel nostro caso, un sito di notizie) di buona qualità.

Un'altra questione affrontata è la differenza tra meta keywords e meta description: quello che vedi e quello che non vedi.
Il meta tag keyword ha lo scopo di indicare una lista di parole chiave inerenti i contenuti della pagina web in cui il tag appare. La scelta delle parole è importante perchè le parole chiave individuate dovrebbero poi essere utilizzate nel testo contenuto nella pagina. Ovviamente è necessario non esagerare con il numero di parole, ma concentrarsi su quelle più "rappresentative".
Il meta tag description ha lo scopo di fornire al motore di ricerca una breve descrizione del contenuto della pagina. Il testo deve quindi essere un piccolo riassunto degli argomenti trattati e deve enfatizzare quegli argomenti che potrebbero interessare il lettore, visto che questo meta tag viene spesso riportato dai motori di ricerca nelle ricerche effettuate dagli utenti. Il contenuto di questo tag deve dare all'utente del motore di ricerca un'idea di quello che troverà nella pagina. La descrizione deve essere semplice, efficace e discorsiva. La spettacolarizzazione dei contenuti è controproducente, perchè tutto il testo va sfruttato per comunicare al lettore informazioni e non per lanciare slogan.

In conclusione, chi vuole creare un buon sito di notizie non può ingenuamente affidarsi solo alla forza dei contenuti. Questi sono sicuramente fondamentali per mantenere il lettore sulla propria pagina, ma prima di tutto il lettore deve arrivare a quella pagina. Il gestore del sito web deve allora prestare attenzione a quelle tecniche che possono portare il suo sito a raggiungere buone posizioni nei risultati delle ricerche dei motori. I principali parametri (ma non gli unici) in base ai quali i siti vengono "promossi" sono i contenuti testuali (se l'argomento è ricercato), le keyword e la popolarità (il numero di link). In rete esistono diversi "manuali" che aiutano il gestore del sito per la sua ottimizzazione: uno di questi ad esempio è "motoricerca, guida al posizionamento dei siti web nei motori di ricerca", a cui ho fatto riferimento per scrivere questo post. Insomma, anche noi giornalisti dobbiamo sviluppare una "mentalità informatica".

lunedì 8 giugno 2009

L'informazione senza giornalisti

La rete ha sviluppato, con il tempo, diversi sistemi di informazione: abbiamo quelli "tradizionali" gestiti da giornalisti professionisti e quelli "alternativi" gestiti da dilettanti. Poi c'è questa tendenza, che si pone all'opposto delle precedenti, e che è stata definita "l'informazione senza giornalisti" (Pratellesi).

Capofila delle sperimentazioni è Google, che nell'autunno del 2002 ha lanciato il progetto Google News: un sito di informazione che categorizza articoli presi dai media distribuiti in tutto il mondo. Come in qualsiasi giornale on line, le pagine vengono aggiornate più volte al giorno, con la sensibile differenza che non è previsto nessun intervento umano. A fare tutto il lavoro ci pensa la macchina: la tecnica si basa su alcuni algoritmi che processano 4500 siti di news ogni 15 minuti, per estrarne notizie in base ad alcuni criteri quantitativi e qualitativi.

Marissa Mayer, direttore di Google News, spiega quali sono questi criteri: - il numero di articoli su una particolare storia apparsi su internt; - la credibilità della fonte; - l'attualità dell'argomento trattato.

Grazie a questi criteri, l'ordinatore classifica un evento tra le top stories e lo inserisce nella categoria di appartenenza. Si tratta dunque di una classificazione basata totalmente su formule matematiche, ed è stata presentata dai dirigenti di Google come un'opportunità di obiettività totale: non c'è linea politica o editoriale che può influenzare la gerarchizzazione fatta dalle macchine. Su questo poi ci sarebbe da obiettare. Pratellesi a riguardo nota che "la scelta numerica avviene pur sempre all'interno di un corpus che non può essere così obiettivo e indipendente come si vuol far credere".

Una persona che scegliesse di consultare esclusivamente Google News per tenersi aggiornato avrebbe sicuramente un'informazione parziale, visto che restano escluse, per esempio, la voce delle minoranze e quella parte dell'umanità che non ha accesso alle tecnologie.

Google News non è l'unico esperimento di Robo-Report: abbiamo infatti NewsBlaster, inventato da un gruppo di studiosi della Columbia University di New York. Il computer usa le tecniche dell'intelligenza artificiale per passare in rassegna le notizie on line, sceglierle e sintetizzarle. Interpreta l'importanza dei fatti tenendo conto di fattori come il posto in cui la notizia è data, quante volte si ripete nei vari articoli e la rilevanza dei fatti riportati. Un altro programma simile è stato elaborato all'Università del Michigan e si chiama NewsInEssence.

Dobbiamo dedurre che le macchine e l'intelligenza artificiale ci manderanno in pensione ancora prima di aver iniziato la nostra carriera giornalistica? Secondo Pavlik (il direttore esecutivo del Centro per i Nuovi Media alla Scuola di Giornalismo della Columbia University) non ci dovremmo preoccupare: "strumenti di intelligenza artificiale come NewsBlaster e NewsInEssence avranno un posto utile nell'era dell'informazione per risparmiare tempo nelle ricerche di informazioni on line e per aiutare a controllare l'accuratezza delle proprie informazioni, ma devono sempre essere usati con un pizzico di sano scetticismo. Anche perchè questi programmi non potranno mai generare reportage o cronache di notizie originali. Questo resta ancora territorio esclusivo degli umani".

Insomma, per il momento non ci troviamo ancora dentro un romanzo di Asimov...

sabato 6 giugno 2009

Il video-cv: nuova forma di presentazione di sé

Nell'ultima lezione si è accennato ad un fenomeno da noi in Italia ancora poco conosciuto e diffuso: il video curriculum. Più o meno a tutti voi, come a me, sarà già capitato di doverne stilare uno in cartaceo e vi sarete trovati alle prese con la difficoltà di condensare in un elenco di dati e di capacità il vostro profilo. Sul web esistono molti documenti che trattano dell'importanza del curriculum, in quanto "biglietto da visita" del candidato, in cui si riportano anche consigli su come impostarlo e che taglio dare per trasmettere l'impressione "giusta". Tuttavia, il cartaceo è limitativo e qualcosa resta sempre fuori.

Questo scoglio potrà, forse, essere superato grazie al video curriculum, che si è già fatto strada nel processo di selezione del personale, almeno negli Stati Uniti. L'anno scorso hanno trattato l'argomento il Corriere della Sera e il Sole 24 ore in due interviste a Massimo Rosa, professione head hunter. In sostanza, uno dei cacciatori di teste a cui le grandi aziende si rivolgono per una selezione del personale più mirata e raffinata.

Alla domanda se il video curriculum fa colpo sulle aziende, in Italia, Rosa risponde: "La televisione da anni educa noi ed i nostri figli con la regola che è meglio apparire che essere. Le aziende ed i loro recruiters hanno quindi iniziato a visionare i video-cv. Negli Usa questo metodo di presentazione sta rivoluzionando il mercato della ricerca e offerta di lavoro. Stando ad alcuni sondaggi, il 65% delle imprese ritiene che la video-candidatura diverrà a breve parte integrante del processo di selezione".

I vantaggi, rispetto al curriculum vecchio stile, sono l'immediatezza, la libertà di espressione e la possibilità di arrivare a destinazione più velocemente.

Nel suo sito, Massimo Rosa distingue e porta tre esempi di video-cv:
- basico
- con aggiunta di videografica
- creativo.

L'importante è che non sia amatoriale, confezionato frettolosamente, insomma, fatto in casa come i gnocchetti. Rosa stesso propone una sorta di manuale (in formato pdf) per creare un "video-cv vincente" e anche il sito pnbox.tv, nell'apposita sezione, pubblica consigli su come strutturare i filmati, attraverso gli esempi di chi ci ha già provato.

Credo che sarebbe quantomeno curioso per ognuno di noi mettersi lì, davanti ad una videocamera, e provare...

venerdì 5 giugno 2009

Neelie Kroes: potenziale spina del fianco di Berlusconi

Che cosa ci fa la faccia di Berlusconi sui manifesti elettorali che, in questi giorni, tappezzano i muri di Amsterdam? Che relazione c'è fra il nostro premier e il Cda, il partito di opposizione allo schieramento che ora detiene la maggioranza all'Europarlamento (i liberaldemocratici della Vvd)?

Per capire, pare sia necessario fare un passo indietro e tornare alla spinosa questione della distribuzione delle frequenze televisive italiane. Come qualcuno di voi ricorderà, la Commissione Europea aveva aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia. L'attuale Commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, è stata la promotrice delle 20 domande poste al Governo italiano per avere spiegazioni circa il mancato trasferimento di Rete 4 sul satellite e le modifiche apportate al regime televisivo.

La Kroes ha giudicato "incomplete" le risposte dell'esecutivo e, di fatto, la procedura d'infrazione non è stata interrotta. Al commissario inoltre è stato affidato il compito di dare o meno il via libera a Sky per sbarcare sul digitale terrestre.

L'allontanamento della Kroes, "l'elefantesca potenziale spina nel fianco di Mediaset Premium e Silvio Berlusconi", dal suo ruolo di autorità di controllo della Concorrenza è nei progetti del Cda, attualmente in vantaggio nella conquista di un posto nell'Europarlamento. Ecco spiegata l'improvvisa passione di Berlusconi per la politica olandese e per le sue sorti...

giovedì 4 giugno 2009

Informazione on line: ridondante e stereotipata

La varietà dell'offerta di informazione sui siti web è molto lontana dall'essere abbondante quanto ci si poteva immaginare. E, peggio ancora, questa offerta è massicciamente "ridondante" e "stereotipata": i siti di informazione diffondo le stesse notizie nello stesso momento, con una concentrazione estrema della produzione su un piccolo numero di argomenti che dominano completamente la scena. Questa è la conclusione a cui è arrivato lo studio "Internet, pluralismo e ridondanza dell'informazione" presentato ad Atene, dal 6 al 9 maggio (disponibile sul sito di Nikos Smyrnaions in formato pdf).

Un resoconto della ricerca è pubblicato sul blog di Narvic, Novovision. "Il grande interesse di questo studio" spiega il blogger "è quello di essere uno dei primi a condurre un'analisi scientifica statistica sulla natura dei contenuti delle notizie di attualità diffuse sul web francofono (ma che contiene certamente degli elementi generalizzabili). Ha il merito di analizzare una larga gamma di siti e di non concentrarsi solo sui siti della stampa generati dai media tradizionali e sui "pure players" di giornalisti, ma di allargare il campo ai portali, agli aggregatori, alle webzine e ai blog.

Alla ricerca della coda lunga dell'informazione. "Andando alla ricerca di quanto della "teoria della coda lunga" poteva eventualmente applicarsi all'informazione d'attualità su Internet, i ricercatori sono stati costretti a sfumare la loro conclusione. Lo studio si basa sulle notizie diffuse nel novembre 2008 e si concentra particolarmente sui giorni 6 e 10 novembre, procedendo ad un'analisi statistica semi-automatizzata di diverse migliaia di articoli generati da varie decine di fonti. I ricercatori hanno stabilito una procedura per aggregare automaticamente in "argomenti" gli articoli dedicati allo stesso evento, grazie all'osservazione delle ricorrenze linguistiche nei testi. Hanno osservato poi la distribuzione del rapporto numero di articoli/varietà degli argomenti trattati, che fornisce una sorta di indice di pluralismo delle notizie on line. Hanno fatto un ulteriore passo avanti analizzando il trattamento di uno stesso argomento nei differenti articoli che lo affrontano, per fornire una sorta di indice di originalità".

Il regno delle "notizie di agenzia a raffica". "Il risultato è senza appello: l'informazione in rete è massicciamente "ridondante" e "stereotipata". Detto diversamente, i siti d'informazione trattano gli stessi argomenti, nello stesso tempo e allo stesso modo, e la varietà di questi argomenti è estremamente ridotta". Narvic lo definisce "il regno delle notizie di agenzia a raffica". "La distribuzione dei risultati risponde grosso modo al principio della "legge di Paretto": l'80% degli articoli si concentrano sul 20% degli argomenti, l'80% degli altri argomenti affrontati sono trattati dal 20% degli articoli restanti, spesso da un solo articolo (vale a dire una sola fonte). La ricorrenze dell'utilizzazione delle stesse formulazioni linguistiche nei diversi articoli riguardanti lo stesso argomento dimostra che si tratta in realtà degli stessi lanci delle agenzie di stampa, quasi totalmente ricopiati".

Si sottraggono a questa pratica alcuni siti: Agoravox, sito di giornalismo cittadino; Bakchich, webzine politica; Le Post, altro sito di giornalismo partecipativo e i blog.

"A conti fatti, l'estrema concentrazione della produzione d'informazione su un piccolo numero di argomenti ultra dominanti non è compensata da un'estrema varietà di argomenti trattati nella coda lunga. In realtà, la coda è troppo corta e non abbastanza densa rispetto al modello atteso. L'informazione ridondante domina".

"I ricercatori avanzano parecchie spiegazioni, di metodologia e di fondo. Il campione delle fonti considerate sottovaluta forse la produzione dei webzines e dei blog, che pubblicano meno e non quotidianamente. A fondo, la natura effimera dell'attualità che scade rapidamente non permetterebbe di ritrovare degli effetti di fondo, che si trovano per la musica o la letteratura".

Un giornalismo low cost su Internet. "Più profondamente, i ricercatori avanzano un'altra spiegazione: le condizioni economiche della produzione d'informazione in questi siti.
"Le ricerche recenti sulle condizioni di produzione nelle redazioni on line mostrano una forte tendenza all'alta produttività. Il giornalismo on line tende a privilegiare la riscrittura e la re-pubblicazione dei contenuti esistenti a discapito del servizio (reportage) originale. Un elemento del nostro studio che conferma questa tendenza è che le fonti più ridondanti del nostro campione sono i portali senza alcuna equipe di giornalisti, i quotidiani gratuiti con piccole redazioni e le radio e televisioni che hanno una produzione limitata di contenuto testuale. Possiamo dedurre che le condizioni particolari di produzione in questi siti d'informazione on line hanno un impatto maggiore sulla diversità del suo contenuto".

"Detto diversamente, è abbastanza logico ma è poco rassicurante: la diversità dell'informazione proposta è proporzionale al numero di giornalisti impiegati. Tranne che, ed i ricercatori riconoscono che occorreranno altri studi per stabilirlo, ciò che rimane determinante è il rapporto tra le diversità dell'offerta e la realtà della fruizione d'informazione degli internauti".

"I dati di cui si dispone non sono, in materia, del tutto incoraggianti: l'audience dei siti portali "senza giornalisti", le pure "notizie di agenzia a raffica" domina largamente quella dei siti di media che dispongono di giornalisti e offrono un'informazione più originale e diversificata. Deve concludersi che la qualità, on line, non paga? O, piuttosto, che la domanda d'informazione maggioritaria degli internauti si concentra sul tipo d'informazione proposta da queste "notizie di agenzia a raffica"? Perchè a loro basta questa informazione? Perchè diffidano delle altre forme di informazione prodotta dai giornalisti? Sarebbe davvero una cattiva notizia per il giornalismo...".

Ho tradotto questo post dal blog Novovision (e mi scuso se qua e là c'è qualche imperfezione) perchè, anche se l'analisi riguarda il web francofono, mi sembra che la caratteristica di ridondanza dell'informazione appartenga anche ai siti d'informazione italiani. Voi che ne pensate?

martedì 2 giugno 2009

La qualità del governo non è una questione privata

Anche questa mattina, come tutte le altre nelle ultime settimane, almeno una tra le prime tre notizie d'apertura dei quotidiani on line nazionali riguarda il nostro celebre premier. La notizia di oggi è che il Times lo ha attaccato e criticato nel suo editoriale. Voglio dire... il Times, non pincopallino... mi sembra alquanto preoccupante. Ma Berlusconi risponde con il solito ritornello: "sono tutte falsità insufflate (ho imparato una parola nuova) dalla sinistra". Certo, perchè piuttosto che farsi un minimo di autocritica e pensare un attimo alle conseguenze del suo comportamento è molto meglio scaricare le responsabilità su quei cattivoni della sinistra, che tanto lo odiano e tanto lo vogliono diffamare.

Berlusconi invoca la legge per proteggere la sua privacy, ma dovrebbe andarsi a leggere il codice di deontologia sulla privacy, consegnato dall'Ordine dei giornalisti all'Ufficio del garante il 29 luglio 1998. Noi, che ce lo siamo dovuti studiare, sappiamo che la sfera privata delle persone pubbliche può essere violata solo se le notizie hanno un rilievo sul loro ruolo sociale o sulla loro vita pubblica. In questo principio si esplicitano le due principali funzioni della stampa in democrazia: diffondere notizie che contribuiscono a formare l'opinione pubblica e controllare e criticare i diversi poteri istituzionali e privati. Il punto è proprio questo: se Berlusconi fosse il signor Nessuno potrebbe anche organizzare dei baccanali in casa sua con la garanzia che un giornalista non avrebbe il permesso di documentare il fatto e renderlo noto. Ma dal momento che Berlusconi è niente di meno che il Presidente del Consiglio... Il Times lo sottolinea bene nel sommario: la qualità del governo non è una questione privata.

L'editoriale inizia così: "L'aspetto peggiore del comportamento di Berlusconi non è il fatto che sia un buffone sciovinista. E nemmeno che si accompagni con donne di 50 anni più giovani, abusando della sua posizione per offrire lavoro come modelle, assistenti personali e anche, suona assurdo, candidate al Parlamento europeo. La cosa più scioccante è l'assoluto disprezzo con il quale tratta gli italiani". Più avanti si scrive che la vita privata di Berlusconi è ovviamente privata ma poi si richiama l'esempio del presidente Clinton. "Molti possono anche dire che l'Italia non è l'America: che gli standard di etica puritana negli Stati Uniti non hanno mai dominato la vita pubblica italiana e che pochi italiani sono scioccati dal womanising (essere un donnaiolo). Questo non ha senso. Gli italiani capiscono bene, quanto gli americani, cosa è e cosa non è accettabile".

Certo che lo capiamo! Ormai l'hanno capito anche i muri che il comportamento privo di dignità del premier è scandaloso e inappropriato per la sua carica. E che sta facendo fare al nostro paese, agli occhi del mondo, una gran figura di .......