lunedì 11 maggio 2009

"La notizia è gratis ma l'informazione si paga!"

Torna di nuovo in primo piano la questione della gratuità o meno della consultazione dei giornali on line. Questa volta il problema nasce all'interno della protesta di molti quotidiani americani che puntano il dito contro i proprietari degli aggregatori di notizie: pare che questi guadagnino limitandosi a sfruttare illegalmente le informazioni raccolte e pubblicate on line dagli editori di quotidiani e periodici. Dice la sua anche The Guardian, definendo "immorale" l'aggregatore di Google e al coro di proteste non manca il grande Murdoch che, in quanto padrone del Wall Street Journal ha messo bocca sull'argomento. In realtà, gli aggregatori si limitano a scandagliare in automatico la rete, a offrire una breve sintesi della notizia per poi mandare l'utente all'indirizzo della fonte dove è possibile avere la notizia completa e dettagliata. Murdoch sposta il nocciolo della questione, dal teorico mancato riconoscimento degli autori della notizia da parte degli utenti del sistema RSS, al solito problema del modello economico decretando tramontata l'epoca della gratuità dei notiziari on line.

Un fatto di cui tutti possiamo essere più o meno certi è che chi naviga su Internet è abituato a un mondo in cui i contenuti sono free, gratis, liberi (e comunque già paga per usufruire della connessione). Questo discorso vale per qualsiasi contenuto, file musicali, video, documenti, e vale anche nel campo dell'informazione. Le uniche motivazioni in grado di far cambiare questa abitudine devono riguardare qualcosa che possa essere percepito dall'utente come realmente prezioso e utile (come accade per esempio per i siti di informazione economica e finanziaria, che spesso sono uno strumento di lavoro indispensabile per chi opera nel campo della finanza). Nella stragrande maggioranza dei casi dunque, chi cerca informazioni su Internet non è disposto a pagarle. Gli editori sbarcati in rete hanno da subito dovuto affrontare questo atteggiamento degli utenti, perchè qualunque giornale ha come prima finalità quella di informare ma per poter sopravvivere deve fare i conti con i vincoli di carattere economico.
Al momento non esiste un unico modello economico di sostentamento, ma tante strategie: la consultazione dietro pagamento di un abbonamento, che però non ha riscosso molto successo; la consultazione gratuita con pubblicità, che permette all'utente di informarsi gratuitamente ma nel contesto della pubblicità. Il rischio qui è che si sviluppino forme pubblicitarie troppo invasive per costringere l'utente a prestare attenzione al messaggio pubblicitario, che altrimenti verrebbe ignorato; il pay-per-use, con cui la consultazione delle notizie rimane gratuita ma l'offerta del sito è differenziata tramite una serie di servizi a valore aggiunto a pagamento (ad esempio, la possibilità di consultare l'archivio, i servizi di informazione via sms, etc); infine è possibile ricorrere alla syndication: la vendita di contenuti realizzati per il proprio sito ad altre realtà su Internet o esterne alla rete.

Il punto fermo da non perdere assolutamente di vista è che ci si deve basare sulle esigenze dei lettori-utenti, che richiedono di essere soddisfatti sempre di più. A mio parere Carelli (in Giornali e giornalisti della rete) non sbaglia quando afferma che il futuro dei giornali on line forse risiede proprio nella capacità di intessere uno stretto rapporto con i propri utenti, un rapporto interattivo grazie al quale i lettori possano esercitare i propri desideri e i giornalisti offrire un'informazione ricca e costantemente aggiornata.

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