lunedì 25 maggio 2009

Facebook, tra entusiasmo e problemi

Facebook è un fenomeno che difficilmente si può ignorare: tutti ne parlano, i media riportano notizie che lo riguardano e anche soggetti di un certo rilievo lo sfruttano quando si tratta di comunicare con il pubblico. Probabilmente nemmeno il suo inventore, Mark Zuckerberg, poteva immaginare un simile successo. In fondo l'idea di base era piuttosto semplice: creare un social network che permettesse agli studenti di università e licei di tutto il mondo di mantenere i contatti fra di loro. Eppure, dal luglio 2007 figura nella top ten dei siti più visitati al mondo e nel 2008 si è registrato un vero e proprio boom. Tra l'altro, l'Italia è in cima alla lista dei paesi con il maggior incremento del numero di utenti. Ben venga allora questo nuovo straordinario strumento di comunicazione e condivisione... no? Non proprio. Un social network è fatto di persone, e le persone, si sa, non sono perfette... L'ascesa vertiginosa degli iscritti dimostra il suo indiscutibile successo, con il tempo però hanno iniziato ad emergere le prevedibili critiche e controversie. Basta cercare la parola "facebook" nell'archivio di Repubblica.it e del Corriere e vedrete a quanti casi di cronaca (spesso nera) è collegato...

Gli esperti hanno pane per il loro denti. Jason Alba, esperto in comunicazione, ci ha scritto sopra un libro (I'm on Facebook - Now what???) in cui si concentra sul bivio del confirm o ignore: che fare quando a chiedere l'amicizia è una persona sgradita? La ignoro, direte voi. Secondo Alba invece è una situazione che spesso condiziona l'utente e lo costringe a riprendere contatti con il passato circondandosi di inutili friends. Il presidente dell'associazione Netdipendenza spiega che molta gente è ossessionata dal pensiero di incrementare la cerchia di amici, per essere considerato popular. Secondo Danah Body (ricercatrice presso la School of Information dell'Università di Berkeley) i social network disabituano alla vita reale: "andiamo verso una società di persone sempre più goffe e meno abituate a confrontarsi. Scrivere una frase ogni tanto è più facile, ecco perchè si accettano anche amici che non si considerano tali". Per Alessandro Meluzzi, psicoterapeuta, Facebook è uno strumento di comunicazione ancora inesplorato: "fino a qualche anno fa la nostra vita era identificabile con un percorso uniforme che ci permetteva, anno dopo anno, di tirare le somme tra chi andava e chi rimaneva. Esistevano passato e presente. Il social network ha annullato le distanze trasformando il passato in un continuo presente". Questa eternalizzazione della vita può avere effetti interessanti, ma è comunque da considerare il rischio di un utilizzo compulsivo, il rischio della sindrome da iperrealtà.

La politica. Un elemento che non può mancare in una società, virtuale o reale, è la politica. Il dibattito si sposta dal bar al social network. Oltre ai numerosi gruppi intitolati a personaggi politici, anche loro hanno la propria pagina su Facebook, seguita di persona o, più probabile, dalle segreterie. Veltroni, in occasione della festa organizzata con i suoi "amici" di Facebook il 13 dicembre 2008, ha dichiarato di considerare il network come uno "strumento per incontrare gli italiani". Intenzioni buone o manovra di autopromozione mirata a raccogliere consensi? In ogni caso i profili dei politici aumentano riconcorrendosi in una gara per la popolarità, dove il numero di fan diventa un trofeo da esibire.

I gruppi. L'appartenenza ad un gruppo qualifica un aspetto dell'utente, da una sua semplice preferenza al credo politico, o una presa di posizione riguardo un tema di attualità. All'interno del gruppo nascono discussioni, confronti e, talvolta, vere e proprie liti. Ci sono tantissimi esempi... io ricordo il gruppo a favore di Totò Riina e la polemica riguardo alla sua rimozione, i gruppi a sostegno di Saviano con raccolte di firme e sit-in, gli innumerevoli gruppi pro o contro la riforma Gelmini, la difficile battaglia per rimuovere i gruppi di orientamento dichiaratamente razzista, che però si ricreano, sotto mentite spoglie. E tramite Facebook si organizzano anche proteste, come nel clamoroso caso del primo sciopero della fame pubblico in Arabia, i cui partecipanti si sono organizzati tramite il network. Temi seri si alternano a polemiche manifestate in modo più ironico.

Dalla realtà allo schermo e ritorno. Ci si ritrova su Facebook e ci si ritrova poi nella realtà. A quanto pare, molti dei rapporti virtuali sfociano in un incontro faccia a faccia, spesso collettivo. Dai raduni di classe organizzati per rivedere gli ex compagni alle mega feste con inviti estesi a migliaia di persone. E' capitato a Roma, poi è stata la volta di Milano e Bari. I cosiddetti Facebook Party hanno riscosso molto successo, anche se non sono mancate le delusioni di chi ha lamentato l'impossibilità di socializzare (vista l'enorme affluenza) o il fatto che le persone sono più socievoli in rete. Infatti, è difficile non pensare che la possibilità di entrare in contatto con un alto numero di persone non incoraggi rapporti superficiali. Come approfondirli quando ci si sposta in massa, in ordine di migliaia? Tanti amici, troppi = nessun vero amico.

Privacy, questa sconosciuta... Facebook è stato definito "un'autobiografia collettiva" a portata di un click. Definizione calzante, dal momento che gli utenti scrivono, in ogni momento, quello che fanno, quello che hanno fatto, dove sono stati, chi hanno incontrato... Gli esperti parlano di "paradosso della privacy". Semplificando: quando si pongono delle domande offrendo delle garanzie di privacy, le risposte sono scarse. Quando la privacy non viene nominata, le confidenze abbondano. Non evocare rischi insomma, rende le persone ben disposte a parlare. E' comunque un dato di fatto che solo un quarto degli utenti di Facebook utilizza dei controlli per graduare quante informazioni sul proprio conto gli altri possono consultare. E il punto è che non sembrano preoccuparsene. Eppure la cronaca puntualmente ci dimostra che l'eccessiva visibilità può creare dei problemi. Mentre i genitori si dichiarano entusiasti di questo nuovo mezzo per controllare i figli, altri spioni hanno intenzioni meno giustificabili: casi di identità rubate e profili manipolati, la scoperta che Facebook è una delle fonti di informazioni preferite dai responsabili delle assunzioni nelle aziende e dai selezionatori nei college, casi di licenziamenti vari, il fenomeno dei vandali dei party che rintracciano le feste sul sito e si presentano senza essere invitati, per non parlare del fenomeno dei cyberbulli e dei pedofili. Eppure questi esempi negativi non sembrano aumentare negli utenti la consapevolezza della necessità di tutelare la propria privacy. Anzi, la soglia dell'attenzione su cosa è prudente rendere pubblico di sé sembra abbassarsi.

Con tutti i suoi limiti, gli inconvenienti e i difetti, è un fatto indiscutibile che Facebook sia il social network più popolare al momento (come lo è stato, prima di lui, MySpace). Il suo futuro dipende dalla costanza e dalla passione dei suoi iscritti. Sicuramente, una tecnologia di questo tipo, in grado di annullare le distanze e creare comunità in cui ci si ritrova condividendo opinioni ed esperienze, ha un alto potere seduttivo. Che dovrebbe sopravvivere al di là del suo essere semplicemente una moda.

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