giovedì 14 maggio 2009

Consigli per la sopravvivenza

Stamattina leggevo il libro di Marco Pratellesi, New Journalism, e ho trovato degli spunti piuttosto interessanti nella parte dedicata al quotidiano post-internet. Se qualcosa sta uccidendo la carta stampata, non è detto che il responsabile maggiore sia il web, che rischia di diventare invece un comodo alibi. La crisi dei giornali infatti precede internet: il calo delle vendite diventa inarrestabile negli anni 90, quando la rete era ancora agli albori. La crisi però è stata sottovalutata dagli editori, perchè le copie calavano ma gli introiti pubblicitari rimanevano alti. Solo con la crisi dei ricavi dei collaterali (quelli abbinati ai giornali) e della pubblicità è esplosa la preoccupazione del destino dei giornali di carta.
Dal momento che ormai è evidente che i giornali non possono battersi con l'informazione on line sul terreno dell'esclusività delle notizie (che arrivano prima in rete) è necessario spostare la sfida sulla qualità dell'informazione. Ecco allora che, in un momento in cui abbiamo dimenticato la figura del giornalista che consuma il marciapiede a caccia di notizie e lo abbiamo sostituito con quello incollato allo schermo del pc, Pratellesi rispolvera un'idea vecchia: "i quotidiani devono tornare a imporre l'agenda setting sfruttando la forza che altri mezzi non hanno: un numero di giornalisti da mandare fuori per cercare notizie, spunti, idee di prima mano. Occorre riscoprire il valore del testimone libero, intelligente, curioso, capace di appassionarsi per ciò che appassionerà anche i lettori". Un'idea anacronistica rispetto al contesto attuale? Forse, ma a me il concetto piace...

L'autore propone poi un elenco di attività sulle quali i giornali dovrebbero focalizzarsi per recuperare un ruolo informativo preminente:
- costruire una forte influenza sulla comunità attraverso il giornalismo investigativo.
- dedicarsi all'interpretazione degli eventi, spiegando il contesto e fornendo analisi approfondite.
- conservare un profilo di forte affidabilità.
- pubblicare interviste esclusive.
- produrre reportage interessanti e affidabili.
- fornire opinioni sui temi d'attualità.

Se una buona strategia parte innanzi tutto dalla conoscenza del "nemico", l'autore invita a chiedersi: cosa apprezzano i lettori sui siti di news? La risposta è che uno dei punti di forza dei giornali on line è l'interattività, perchè fa sentire i lettori come parti attive di una comunità che contribuisce, con le proprie scelte e opinioni, alla selezione delle notizie. Questo è un buon punto di partenza. Pratellesi suggersice che creare un link tra sito e giornale potrebbe avvicinare i lettori, facendoli sentire partecipi anche delle scelte del secondo. Come? Per esempio, chiedendo loro quali temi vorrebbero vedere approfonditi nel quotidiano. Oppure riservando uno spazio sul giornale per pubblicare i migliori interventi dei lettori on line. Queste ovviamente sono soltanto ipotesi, ma certamente la sperimentazione è una buona via per assicurare la convivenza tra i due mezzi.

1 commento:

  1. Certamente tutte le considerazioni di Pratellesi sono corrette (e sono contento di questa tua sintesi perchè devo anch'io studiare quel libro, quindi è un ottimo sussidio!).
    Rimango un po' perplesso solo quando dice che i quotidiani cartacei devono ritrovare il loro ruolo di agenda setting: a mio parere un ottimo giornale deve scardinare l'agenda setting creata dagli altri mass media, proprio per adempiere in modo libero ed efficace agli altri compiti che gli assegna Pratellesi (tipo l'inchiesta). Mi sembra, quindi, che su questo punto si contraddica.

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