mercoledì 27 maggio 2009

Limitazioni per i paesi sotto embargo Usa

"Microsoft ha cancellato il Windows Live Messenger IM per gli utenti di paesi posti sotto embargo dagli Stati Uniti, motivo per cui Microsoft non offrirà più il servizio di Windows Live nel tuo paese". Questa la scritta che appare, come giustificazione nella pagina di supporto, agli utenti che tentano la connessione. La notizia è apparsa qualche giorno fa sul sito ufficiale cubano CubaDebate e ripresa dal Corriere della sera. Oltre a Cuba, i paesi penalizzati sono Iran, Corea del Nord, Siria e Sudan.

Questa decisione appare in contrasto con le ultime misure annunciate dal Presidente degli Stati Uniti. Obama infatti aveva eliminato, ad aprile, le restrizioni ai viaggi e alle rimesse dei cubano - americani che hanno parenti a Cuba e, più recentemente, ha proposto la ripresa degli incontri con l'isola sul tema dell'immigrazione.

Sul sito cubano si spiega che, per aggirare il blocco, è sufficiente cambiare il proprio paese di residenza nelle impostazioni del programma. Una soluzione però temporanea. Questo provvedimento arriva a pesare ulteriormente sulla situazione di paesi che non brillano certo per libertà nel campo della comunicazione. Tanto per rinfrescare la memoria, sappiamo che in Iran Facebook è stato censurato per tre giorni in occasione delle elezioni; che la Repubblica Popolare di Corea è un sistema estremamente chiuso e repressivo, che non lascia trapelare fuori dai propri confini nessun tipo di informazione (basta pensare ai provvedimenti riguardo all'uso dei telefonini, che investono sia la popolazione locale, sia i turisti a cui vengono ritirati e restituiti al momento della partenza); che in Siria le autorità hanno bloccato Facebook in quanto "veicolo della cultura israeliana che potrebbe corrompere la morale dei giovani siriani"; e infine che anche il Sudan è sotto la minaccia di una chiusura del social network: la Dichiarazione dei Diritti e delle Responsabilità proposta da Facebook negherebbe infatti l'uso del servizio ai paesi posti sotto embargo Usa (punto 4.3). Riguardo a questa Dichiarazione dei Diritti e delle Responsabilità io sono un po', come si suol dire, caduta dal pero. Non sapevo che fosse in via di approvazione, nè tantomeno che ci fosse la possibilità di votare (fino al 23 aprile) utilizzando un'apposita applicazione. Magari qualcuno di voi è più sveglio e informato di me... ad ogni modo, come si è conclusa la votazione e con quali risultati, si è arrivati a una decisione definitiva? Francamente non ho trovato delle risposte chiare, se qualcuno ne sa di più... commentate!

lunedì 25 maggio 2009

Facebook, tra entusiasmo e problemi

Facebook è un fenomeno che difficilmente si può ignorare: tutti ne parlano, i media riportano notizie che lo riguardano e anche soggetti di un certo rilievo lo sfruttano quando si tratta di comunicare con il pubblico. Probabilmente nemmeno il suo inventore, Mark Zuckerberg, poteva immaginare un simile successo. In fondo l'idea di base era piuttosto semplice: creare un social network che permettesse agli studenti di università e licei di tutto il mondo di mantenere i contatti fra di loro. Eppure, dal luglio 2007 figura nella top ten dei siti più visitati al mondo e nel 2008 si è registrato un vero e proprio boom. Tra l'altro, l'Italia è in cima alla lista dei paesi con il maggior incremento del numero di utenti. Ben venga allora questo nuovo straordinario strumento di comunicazione e condivisione... no? Non proprio. Un social network è fatto di persone, e le persone, si sa, non sono perfette... L'ascesa vertiginosa degli iscritti dimostra il suo indiscutibile successo, con il tempo però hanno iniziato ad emergere le prevedibili critiche e controversie. Basta cercare la parola "facebook" nell'archivio di Repubblica.it e del Corriere e vedrete a quanti casi di cronaca (spesso nera) è collegato...

Gli esperti hanno pane per il loro denti. Jason Alba, esperto in comunicazione, ci ha scritto sopra un libro (I'm on Facebook - Now what???) in cui si concentra sul bivio del confirm o ignore: che fare quando a chiedere l'amicizia è una persona sgradita? La ignoro, direte voi. Secondo Alba invece è una situazione che spesso condiziona l'utente e lo costringe a riprendere contatti con il passato circondandosi di inutili friends. Il presidente dell'associazione Netdipendenza spiega che molta gente è ossessionata dal pensiero di incrementare la cerchia di amici, per essere considerato popular. Secondo Danah Body (ricercatrice presso la School of Information dell'Università di Berkeley) i social network disabituano alla vita reale: "andiamo verso una società di persone sempre più goffe e meno abituate a confrontarsi. Scrivere una frase ogni tanto è più facile, ecco perchè si accettano anche amici che non si considerano tali". Per Alessandro Meluzzi, psicoterapeuta, Facebook è uno strumento di comunicazione ancora inesplorato: "fino a qualche anno fa la nostra vita era identificabile con un percorso uniforme che ci permetteva, anno dopo anno, di tirare le somme tra chi andava e chi rimaneva. Esistevano passato e presente. Il social network ha annullato le distanze trasformando il passato in un continuo presente". Questa eternalizzazione della vita può avere effetti interessanti, ma è comunque da considerare il rischio di un utilizzo compulsivo, il rischio della sindrome da iperrealtà.

La politica. Un elemento che non può mancare in una società, virtuale o reale, è la politica. Il dibattito si sposta dal bar al social network. Oltre ai numerosi gruppi intitolati a personaggi politici, anche loro hanno la propria pagina su Facebook, seguita di persona o, più probabile, dalle segreterie. Veltroni, in occasione della festa organizzata con i suoi "amici" di Facebook il 13 dicembre 2008, ha dichiarato di considerare il network come uno "strumento per incontrare gli italiani". Intenzioni buone o manovra di autopromozione mirata a raccogliere consensi? In ogni caso i profili dei politici aumentano riconcorrendosi in una gara per la popolarità, dove il numero di fan diventa un trofeo da esibire.

I gruppi. L'appartenenza ad un gruppo qualifica un aspetto dell'utente, da una sua semplice preferenza al credo politico, o una presa di posizione riguardo un tema di attualità. All'interno del gruppo nascono discussioni, confronti e, talvolta, vere e proprie liti. Ci sono tantissimi esempi... io ricordo il gruppo a favore di Totò Riina e la polemica riguardo alla sua rimozione, i gruppi a sostegno di Saviano con raccolte di firme e sit-in, gli innumerevoli gruppi pro o contro la riforma Gelmini, la difficile battaglia per rimuovere i gruppi di orientamento dichiaratamente razzista, che però si ricreano, sotto mentite spoglie. E tramite Facebook si organizzano anche proteste, come nel clamoroso caso del primo sciopero della fame pubblico in Arabia, i cui partecipanti si sono organizzati tramite il network. Temi seri si alternano a polemiche manifestate in modo più ironico.

Dalla realtà allo schermo e ritorno. Ci si ritrova su Facebook e ci si ritrova poi nella realtà. A quanto pare, molti dei rapporti virtuali sfociano in un incontro faccia a faccia, spesso collettivo. Dai raduni di classe organizzati per rivedere gli ex compagni alle mega feste con inviti estesi a migliaia di persone. E' capitato a Roma, poi è stata la volta di Milano e Bari. I cosiddetti Facebook Party hanno riscosso molto successo, anche se non sono mancate le delusioni di chi ha lamentato l'impossibilità di socializzare (vista l'enorme affluenza) o il fatto che le persone sono più socievoli in rete. Infatti, è difficile non pensare che la possibilità di entrare in contatto con un alto numero di persone non incoraggi rapporti superficiali. Come approfondirli quando ci si sposta in massa, in ordine di migliaia? Tanti amici, troppi = nessun vero amico.

Privacy, questa sconosciuta... Facebook è stato definito "un'autobiografia collettiva" a portata di un click. Definizione calzante, dal momento che gli utenti scrivono, in ogni momento, quello che fanno, quello che hanno fatto, dove sono stati, chi hanno incontrato... Gli esperti parlano di "paradosso della privacy". Semplificando: quando si pongono delle domande offrendo delle garanzie di privacy, le risposte sono scarse. Quando la privacy non viene nominata, le confidenze abbondano. Non evocare rischi insomma, rende le persone ben disposte a parlare. E' comunque un dato di fatto che solo un quarto degli utenti di Facebook utilizza dei controlli per graduare quante informazioni sul proprio conto gli altri possono consultare. E il punto è che non sembrano preoccuparsene. Eppure la cronaca puntualmente ci dimostra che l'eccessiva visibilità può creare dei problemi. Mentre i genitori si dichiarano entusiasti di questo nuovo mezzo per controllare i figli, altri spioni hanno intenzioni meno giustificabili: casi di identità rubate e profili manipolati, la scoperta che Facebook è una delle fonti di informazioni preferite dai responsabili delle assunzioni nelle aziende e dai selezionatori nei college, casi di licenziamenti vari, il fenomeno dei vandali dei party che rintracciano le feste sul sito e si presentano senza essere invitati, per non parlare del fenomeno dei cyberbulli e dei pedofili. Eppure questi esempi negativi non sembrano aumentare negli utenti la consapevolezza della necessità di tutelare la propria privacy. Anzi, la soglia dell'attenzione su cosa è prudente rendere pubblico di sé sembra abbassarsi.

Con tutti i suoi limiti, gli inconvenienti e i difetti, è un fatto indiscutibile che Facebook sia il social network più popolare al momento (come lo è stato, prima di lui, MySpace). Il suo futuro dipende dalla costanza e dalla passione dei suoi iscritti. Sicuramente, una tecnologia di questo tipo, in grado di annullare le distanze e creare comunità in cui ci si ritrova condividendo opinioni ed esperienze, ha un alto potere seduttivo. Che dovrebbe sopravvivere al di là del suo essere semplicemente una moda.

domenica 17 maggio 2009

Inserzioni pubblicitarie in rete. Nielsen dice...

Nella lezione di venerdì scorso si è accennato, marginalmente, anche all'argomento delle inserzioni pubblicitarie sui quotidiani on line e, più in generale, in rete. Su invito del prof., mi sono andata a guardare i dati più recenti sull'argomento. La fonte è Nielsen, una fonte preziosa quando si parla di dati visto che offre on line, tra le altre cose, informazioni di marketing e misurazioni di mercato. Diamo un'occhiata al Media Monthly Report Aprile 2009: l'advertising sta passando un momento difficile, nei primi due mesi di quest'anno si registra un calo rispetto al corrispondente periodo del 2008. La contrazione riguarda tutti i mezzi (compresa la stampa nel suo complesso, la radio, il cinema, etc.), ad eccezione di Internet!


Il calo nel settore pubblicitario rientra in un più generale fenomeno di riduzione degli investimenti per l'effetto della crisi economica. Internet aveva già dato un segnale positivo nel 2008 rispetto all'anno precedente, e anche il 2009 si è aperto con la stessa tendenza, inserendosi comunque in una crescita che dura da anni. Esistono molti modi di fare pubblicità in rete, ma il più apprezzato dagli investitori è l'AD banner. In cosa consiste? Praticamente è un sistema per la gestione di campagne pubblicitarie su un sito, in forma di banner e bottoni. Si prevede che, nei prossimi anni, le maggiori offerte per gli inserzionisti saranno costituite da Internet e dalla banda larga. Con la crescita dei servizi di video entertainment (web tv, IPTV, HDTV) nasceranno nuove occasioni di contatto con l'utente finale. Queste innovative forme di pubblicità hanno sicuramente dei vantaggi competitivi rispetto all'advertising sui media tradizionali: la possibilità di rivolgersi ad un pubblico più specifico, più segmentato e profilato, oltre alla maggiore immediatezza ed efficienza. Un'ulteriore "fetta" di opportunità è rappresentata dalla banda larga mobile, data la penetrazione, quasi universale, dei cellulari e il loro sviluppo in quanto a multimedialità e servizi.

sabato 16 maggio 2009

Tra tutela del diritto d'autore, censura, neutralità della rete... che confusione!

Uno dei grandi vantaggi che Internet ci ha regalato è la possibilità di scambiare dati e informazioni: articoli, immagini, brani musicali, video. Ma la facilità di diffussione e di accesso non esclude il fatto che gran parte di questo materiale è oggetto di diritti di proprietà intellettuale. E' un concetto difficile da applicare al mondo della rete, percepito come libero e senza barriere. Una sensibilità che si riflette nella posizione di chi sostiene che ogni cosa pubblicata in Internet diventa bene pubblico o nella teoria (tutta americana) del libero consenso, secondo la quale chi pubblica in rete automaticamente autorizzerebbe la libera riproducibilità dell'opera da parte di terzi. Cerchiamo di fare un po' di chiarezza e di procedere con ordine.
Il copyright è l'insieme delle normative sul diritto d'autore in vigore nel mondo anglosassone e statunitense. Un termine che utilizziamo comunemente come sinonimo per il nostro diritto d'autore (disciplinato dalla legge 633/1941), nonostante alcune differenze tra le due normative.
Il copyleft è un meccanismo specifico per la gestione dei diritti sulle proprietà dei software: è basato su un sistema di licenze attraverso le quali l'autore indica ai fruitori che l'opera può essere utilizzata, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali. Questo principio è applicato nell'ambito del software libero, rilasciato con una licenza, che si contrappone al software proprietario e si differenzia dalla concezione open source (in questo caso gli autori del software ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori). Un esempio di copyleft sono le licenze "Creative Commons", nate negli Stati Uniti nel 2001. Queste licenze permettono di sapere in anticipo a quali condizioni le informazioni (file musicali, immagine, video, etc.) sono utilizzabili senza incorrere nella violazione del diritto d'autore. Prevedono sei livelli, che vanno dall'obbligo di citare l'autore al divieto di utilizzo a scopo di lucro. Ad ogni modo, sul tema del copyright in rete non esiste ancora un regola fissa, le interpretazioni sono discusse. Non esiste formalmente un diritto d'autore su Internet, se questo non è esplicitamente espresso.
Un bravo giornalista on line dovrebbe sempre porsi il problema se i documenti che reperisce in rete siano utilizzabili, e in quale forma. In Italia, come ho detto, abbiamo come guida la legge 633 del 1941 sul diritto d'autore. In particolare, l'articolo 70 ci dice che sono permessi il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o parti dell'opera per scopi di critica, di discussione o insegnamento. Naturalmente deve sempre essere menzionato il nome dell'autore e dell'editore. In tutti gli altri casi si dovrebbe chiedere l'autorizzazione al titolare dei diritti; prassi che in rete non è molto rispettata e dove spesso si ricorre al copia-incolla. Comunque la giurisprudenza si è espressa sull'argomento affermando che una pubblicazione diffusa sul web deve essere considerata come opera intellettuale a carattere creativo e quindi tutelabile in base al diritto d'autore. Per saperne di più, in rete esiste un sito che affronta l'argomento, soprattutto alla luce delle innovazioni tecnologiche: http://www.dirittodautore.it/

In marzo, il Parlamento Europeo ha esaminato il cosiddetto Pacchetto Telecom (disegno di legge per il riordino del settore delle telecomunicazioni); fatto che ha scatenato proteste e segnalazioni da parte degli utenti, preoccupati dall'eventualità di una censura del mezzo Internet (v. ad esempio questo video pubblicato su youtube). In un comunicato stampa sul sito del Parlamento Europeo apprendiamo che, per il momento, il compromesso a riguardo è caduto. Il 6 maggio, sempre nell'ambito dell'approvazione del pacchetto, l'assemblea (a larghissima maggioranza) ha detto sì all'emendamento che rafforza i diritti dei cittadini on line: si impone il provvedimento esplicito di un tribunale per poter disconnettere un utente da Internet. Questo risultato è stato definito "un pugno politico a Nicolas Sarkozy" (da Mastrolonardo, su Visionpost), perchè? Facile: perchè secondo la legge francese Hadopi, fortemente voluta dal presidente, per la disconnessione basta la decisione di un'autorità amministrativa. Questa legge antipirateria è stata approvata in via definitiva dal Senato francese il 13 maggio. In pratica, è prevista la disconnessione dal servizio Internet per l'utente che viene scoperto a scaricare illegalmente le opere tutelate dal diritto d'autore. A rintracciare i cosiddetti pirati ci penserà l'Hadopi, un'agenzia di Stato, che provvederà a inviare prima due avvertimenti (e mail e lettera personale) e, se questi verranno ignorati, a tagliare la connessione per almeno un anno. La legge si dirige palesemente nella direzione opposta rispetto alle indicazioni dell'UE che, con la bocciatura del pacchetto tlc, ha ribadito il ruolo di Internet quale diritto fondamentale del cittadino europeo. Eppure Sarkozy ha degli ammiratori qui in Italia: i principali rappresentati dell'industria dei contenuti, che hanno inviato una lettera aperta al presidente francese (e, per conoscenza, a Berlusconi e altri). Il testo della lettera è riportato nel sito sul diritto d'autore a cui ho accennato prima.

Resta comunque aperta la questione della neutralità della rete: il Parlamento ha dato infatti il via al maxi emendamento Harbour, che consente ai fornitori di connettività di monitorare il traffico e imporre restrizioni alle attività on line degli utenti. E il futuro del Pacchetto Telecom? Mastrolonardo ci illumina a riguardo: "in linea teorica, il 12 giugno prossimo i ministri delle Telecomunicazioni europei potranno decidere di accettarlo così com'è stato votato. Più probabile però che si dia avvio a un nuovo processo di conciliazione a partire da settembre, un percorso che a quel punto si svolgerà con un nuovo parlamento e sotto la presidenza svedese. La composizione della prossima assemblea sarà dunque decisiva. Il fatto rende le elezioni europee ancora più importanti per chi ha a cuore la sorte di Internet come piattaforma di democrazia e innovazione".

Comincio già a scusarmi per la lunghezza di questo post e per gli innumerevoli rimandi; io stessa mentre lo scrivevo mi sono un po' annoiata. Il fatto è che la questione è di per sé complicata e non se ne parla molto, almeno non sulle prime pagine dei quotidiani on line che siamo soliti consultare. Ne è la prova il fatto che a lezione quasi nessuno ha alzato la mano alla domanda: qualcuno di voi ha seguito il caso? Spero di aver chiarito un po' la situazione, ora a voi la parola: che ne pensate della questione "neutralità della rete" e dell'atteggiamento della Francia?

Giornali internazionali, solo on line, europei e informazione locale

Nella lezione di venerdì abbiamo toccato diversi argomenti: i giornali internazionali on line, i giornali solo on line, la questione del copyright, i giornali europei e l'informazione locale.

Partiamo dagli Stati Uniti. Il sito del New York Times (http://www.nytimes.com/) è costruito esattamente come un giornale cartaceo: molto semplice ma estremamente chiaro. E' evidente come dia un valore ai testi che i giornali italiani non danno. La colonna del menu è stretta e ridotta per dare spazio a una sorta di foglio di giornale. La costruzione del sito si potrebbe definire a sfoglio: ogni volta che si gira virtualmente pagina, si approfondisce, come se ogni argomento fosse un giornale a sè. Questo genere di costruzione di trova anche nei siti dei grandi network e delle agenzia di stampa. Nell'home page troviamo dunque un'immagine centrale, un contorno di notizie e la possibilità di approfondire. Prendendo come esempio la seconda notizia proposta ieri nell'home page del NYT, abbiamo potuto notare quanto rigore ci sia nella preparazione della notizia stessa e della sua corretta fruizione, una qualità che non troviamo nei giornali italiani on line. Inserire link ipertestuali all'interno del testo della notizia è la prassi assoluta nel sistema anglosassone. La pagina in cui si trova la notizia diventa una sorta di database interno che fornisce le notizie correlate e la storia del personaggio (nel caso dell'articolo analizzato, Obama). Quindi interattività e la possibilità di "saperne di più" vengono fornite all'utente per evitare che quest'ultimo esca dal sito per cercare un'informazione altrove. In questo senso, il sito del NYT è una vera trappola da cui difficilmente si esce prima di aver soddisfatto il bisogno informativo. Il NYT inoltre ha una redazione unica (per il cartaceo e per il web) così che il valore della scrittura on line aumenta perchè al sito collaborano anche le grandi firme della testata. Le notizie sono divise tra quelle più lette, più spedite, più bloggate: è una raffinazione della classifica italiana delle notizie più lette. Altra differenza dal sistema applicato nel nostro paese: non c'è la necessità di forzare la notizia per trattenere il lettore sulle proprie pagine.

La CNN, emittente televisiva statunitense all-news, (http://www.cnn.com/) ha un sito più moderno rispetto al NYT, ma anche qui, all'interno della notizia, vale lo stesso ragionamento di prima sull'approfondimento e il database interno. Dando uno sguardo anche alle agenzie di stampa, Associated Press e Reuters (di cui ho parlato in un precedente post), ci si rende conto della diversità di approccio all'informazione rispetto all'Italia e, più in generale, all'Europa. La banda larga, le connessioni più facili, la possibilità di accesso, l'abitudine, la grande capacità di confronto tra varie realtà (blog, radio, emittenti tv) portano all'aumento della necessità di approfondimento dell'utente per potersi differenziare nell'offerta. In Italia, l'80% del mercato delle news on line è invece diviso tra due testate principali e due agenzie di stampa.

Passando ai giornali solo on line, il più letto risulta essere l'Huffington Post (http://www.huffingtonpost.com/), nato nel 2005 come blog. Del blog infatti mantiene l'impostazione: propone una graduatoria di notizie con i rispettivi commenti. Molto veloce, decisamente immediato nei testi, il giornale fondato da Arianna Huffington è riuscito a catturare e trattenere, accumulare, l'attenzione di tantissimi lettori. Ogni blogger ha un suo mini-sito all'interno del sito dell'Huffington, che diventa come un contenitore. I costi sono relativamente nulli mentre può vantare molta pubblicità. In Italia abbiamo una specie di equivalente dell'Huffington Post, simile come logica: Dagospia (http://www.dagospia.com/). Qui, invece di Arianna Huffington (che frequenta i buoni salotti di Washington e New York), abbiamo il giornalista Roberto D'Agostino, che offre un contenuto generalista e si occupa di retroscena. La grande differenza è che su Dagospia la notizia non è commentabile, quindi non si può parlare di blog, e il testo è un mero copia ed incolla.

Sull'argomento del copyright/copyleft tornerò più avanti in un apposito post, vista la complessità del tema. Concludo rapidamente con un paio di annotazioni:
- parlando dei giornali europei abbiamo appreso come in tutti i paesi, tranne l'Italia, le parole d'ordine siano: navigabilità, accessibilità, usabilità. Fissiamocele bene. I siti visitati hanno più o meno tutti le stesse caratteristiche, e soprattutto si differenziano dal modello americano per la mancanza dell'ipertestualità. Un caso a parte però è il Guardian (di cui ho già parlato in precedenza, quando si è aggiudicato il webby come miglior quotidiano on line): l'home page è essenziale e ricorda molto Cnn e Reuters. Ha pochissime immagini, per dare una valorizzazione ulteriore alle inserzioni pubblicitarie. Come il NYT, il testo delle notizie contine link ipertestuali per offrire maggior approfondimento e arginare la fuga dalla pagina in cerca di informazioni da parte dell'utente. Infine abbiamo visto che, accanto alle classiche possibilità di stampare l'articolo e di inviarlo via mail, si aggiungono quelle di condividerlo (share), di aggiungerlo ai propri "clippings file" e di contattare la redazione (per segnalare errori o per qualsiasi altro tipo di necessità).
- dell'informazione locale ho già parlato quando ho illustrato le possibilità di leggere le notizie per quanto riguarda la mia città. A lezione si è parlato di come non esiste una dimensione di Internet: tutto è relativo da un punto di vista di area, distanza e tempo. Ogni realtà (area) e ogni notizia, in qualsiasi momento, rappresenta un motivo di interesse per qualcuno. Grandi portali, come quello del Corriere o della Repubblica, creano, dove hanno la presenza delle proprie testate cartacee, anche la versione on line (fa eccezione proprio la versione locale della Repubblica per Parma, dove non esiste il corrispettivo in cartaceo). Il fatto che i siti italiani siano molto orizzontali li porta a confondere i siti dei quotidiani locali con quelli dei quotidiani nazionali. Questo si traduce però in un vantaggio: potersi permettere di offrire una serie di servizi leggeri, come parte di un'agenda molto strutturata, che consente di fornire tutte le informazioni di servizio.

giovedì 14 maggio 2009

Consigli per la sopravvivenza

Stamattina leggevo il libro di Marco Pratellesi, New Journalism, e ho trovato degli spunti piuttosto interessanti nella parte dedicata al quotidiano post-internet. Se qualcosa sta uccidendo la carta stampata, non è detto che il responsabile maggiore sia il web, che rischia di diventare invece un comodo alibi. La crisi dei giornali infatti precede internet: il calo delle vendite diventa inarrestabile negli anni 90, quando la rete era ancora agli albori. La crisi però è stata sottovalutata dagli editori, perchè le copie calavano ma gli introiti pubblicitari rimanevano alti. Solo con la crisi dei ricavi dei collaterali (quelli abbinati ai giornali) e della pubblicità è esplosa la preoccupazione del destino dei giornali di carta.
Dal momento che ormai è evidente che i giornali non possono battersi con l'informazione on line sul terreno dell'esclusività delle notizie (che arrivano prima in rete) è necessario spostare la sfida sulla qualità dell'informazione. Ecco allora che, in un momento in cui abbiamo dimenticato la figura del giornalista che consuma il marciapiede a caccia di notizie e lo abbiamo sostituito con quello incollato allo schermo del pc, Pratellesi rispolvera un'idea vecchia: "i quotidiani devono tornare a imporre l'agenda setting sfruttando la forza che altri mezzi non hanno: un numero di giornalisti da mandare fuori per cercare notizie, spunti, idee di prima mano. Occorre riscoprire il valore del testimone libero, intelligente, curioso, capace di appassionarsi per ciò che appassionerà anche i lettori". Un'idea anacronistica rispetto al contesto attuale? Forse, ma a me il concetto piace...

L'autore propone poi un elenco di attività sulle quali i giornali dovrebbero focalizzarsi per recuperare un ruolo informativo preminente:
- costruire una forte influenza sulla comunità attraverso il giornalismo investigativo.
- dedicarsi all'interpretazione degli eventi, spiegando il contesto e fornendo analisi approfondite.
- conservare un profilo di forte affidabilità.
- pubblicare interviste esclusive.
- produrre reportage interessanti e affidabili.
- fornire opinioni sui temi d'attualità.

Se una buona strategia parte innanzi tutto dalla conoscenza del "nemico", l'autore invita a chiedersi: cosa apprezzano i lettori sui siti di news? La risposta è che uno dei punti di forza dei giornali on line è l'interattività, perchè fa sentire i lettori come parti attive di una comunità che contribuisce, con le proprie scelte e opinioni, alla selezione delle notizie. Questo è un buon punto di partenza. Pratellesi suggersice che creare un link tra sito e giornale potrebbe avvicinare i lettori, facendoli sentire partecipi anche delle scelte del secondo. Come? Per esempio, chiedendo loro quali temi vorrebbero vedere approfonditi nel quotidiano. Oppure riservando uno spazio sul giornale per pubblicare i migliori interventi dei lettori on line. Queste ovviamente sono soltanto ipotesi, ma certamente la sperimentazione è una buona via per assicurare la convivenza tra i due mezzi.

martedì 12 maggio 2009

La comunicazione istituzionale

La comunicazione istituzionale riguarda quelle realtà, le istituzioni appunto, che non hanno come scopo il guadagno ma che devono invece dare informazioni per dovere pubblico.
Il sito del governo italiano (http://www.governo.it/) risulta molto statico, per una ragione oggettiva legata al fatto che, essendo un'istituzione pubblica, le regole dell'accessibilità e dell'usabilità devono per forza essere rispettate (seguendo i protocolli internazionali del W3C). Nel sito sono riportate tutte le informazioni essenziali sul governo, la sua composizione e le sue azioni. Nella sezione "governo informa" è possibile consultare i comunicati stampa, gli audiovisivi, i dossier, le rassegne stampa, la fototeca e le campagne di comunicazione. Nella pagina dei contatti troviamo prima di tutto l'indirizzo e il numero di telefono di Palazzo Chigi. Poi c'è la possibilità di contattare la redazione del sito, di inviare una mail per avere informazioni sulla newsletter, mentre per richiedere informazioni di carattere generale sui provvedimenti deliberati dal Consiglio dei Ministri è necessario complire un modulo di richiesta informazioni dove è obbligatorio indicare: nome, cognome, indirizzo e mail, città e oggetto. Questo servizio è collegato alla necessità di trasparenza dell'attività normativa del Governo. Sarebbe interessante, come ci ha fatto notare il professore, controllare i tempi di risposta...

Il sito del governo spagnolo (http://www.la-moncloa.es/default.htm) ha un fortissimo senso istituzionale e una grandissima copertura di tutti gli elementi di sviluppo economico e di partecipazione sociale. In questo caso non c'è una sezione specifica dedicata ai contatti ma, a seconda della pagina in cui ci si trova, cliccando su contactar si apre la finestra per inviare un testo (di massimo 500 caratteri).

Il sito del governo inglese (http://www.number10.gov.uk/) ha un'impostazione molto più "blogger", un'ottica molto immediata. Nella parte dei contatti sono indicati sia l'indirizzo postale che l'indirizzo e mail per scrivere al primo ministro (è segnalato che la risposta non è garantita a causa della quantità di posta che ricevono).

Abbiamo visto infine come il sito del governo francese (http://www.elysee.fr/accueil/) sia molto personalizzato sulla figura del presidente.

lunedì 11 maggio 2009

"La notizia è gratis ma l'informazione si paga!"

Torna di nuovo in primo piano la questione della gratuità o meno della consultazione dei giornali on line. Questa volta il problema nasce all'interno della protesta di molti quotidiani americani che puntano il dito contro i proprietari degli aggregatori di notizie: pare che questi guadagnino limitandosi a sfruttare illegalmente le informazioni raccolte e pubblicate on line dagli editori di quotidiani e periodici. Dice la sua anche The Guardian, definendo "immorale" l'aggregatore di Google e al coro di proteste non manca il grande Murdoch che, in quanto padrone del Wall Street Journal ha messo bocca sull'argomento. In realtà, gli aggregatori si limitano a scandagliare in automatico la rete, a offrire una breve sintesi della notizia per poi mandare l'utente all'indirizzo della fonte dove è possibile avere la notizia completa e dettagliata. Murdoch sposta il nocciolo della questione, dal teorico mancato riconoscimento degli autori della notizia da parte degli utenti del sistema RSS, al solito problema del modello economico decretando tramontata l'epoca della gratuità dei notiziari on line.

Un fatto di cui tutti possiamo essere più o meno certi è che chi naviga su Internet è abituato a un mondo in cui i contenuti sono free, gratis, liberi (e comunque già paga per usufruire della connessione). Questo discorso vale per qualsiasi contenuto, file musicali, video, documenti, e vale anche nel campo dell'informazione. Le uniche motivazioni in grado di far cambiare questa abitudine devono riguardare qualcosa che possa essere percepito dall'utente come realmente prezioso e utile (come accade per esempio per i siti di informazione economica e finanziaria, che spesso sono uno strumento di lavoro indispensabile per chi opera nel campo della finanza). Nella stragrande maggioranza dei casi dunque, chi cerca informazioni su Internet non è disposto a pagarle. Gli editori sbarcati in rete hanno da subito dovuto affrontare questo atteggiamento degli utenti, perchè qualunque giornale ha come prima finalità quella di informare ma per poter sopravvivere deve fare i conti con i vincoli di carattere economico.
Al momento non esiste un unico modello economico di sostentamento, ma tante strategie: la consultazione dietro pagamento di un abbonamento, che però non ha riscosso molto successo; la consultazione gratuita con pubblicità, che permette all'utente di informarsi gratuitamente ma nel contesto della pubblicità. Il rischio qui è che si sviluppino forme pubblicitarie troppo invasive per costringere l'utente a prestare attenzione al messaggio pubblicitario, che altrimenti verrebbe ignorato; il pay-per-use, con cui la consultazione delle notizie rimane gratuita ma l'offerta del sito è differenziata tramite una serie di servizi a valore aggiunto a pagamento (ad esempio, la possibilità di consultare l'archivio, i servizi di informazione via sms, etc); infine è possibile ricorrere alla syndication: la vendita di contenuti realizzati per il proprio sito ad altre realtà su Internet o esterne alla rete.

Il punto fermo da non perdere assolutamente di vista è che ci si deve basare sulle esigenze dei lettori-utenti, che richiedono di essere soddisfatti sempre di più. A mio parere Carelli (in Giornali e giornalisti della rete) non sbaglia quando afferma che il futuro dei giornali on line forse risiede proprio nella capacità di intessere uno stretto rapporto con i propri utenti, un rapporto interattivo grazie al quale i lettori possano esercitare i propri desideri e i giornalisti offrire un'informazione ricca e costantemente aggiornata.

Giornali on line "di casa"...

Nei post precedenti ho parlato dei giornali on line riferendomi esclusivamente ai quotidiani nazionali. Il fenomeno ha coinvolto naturalmente anche i quotidiani delle singole città. Per quanto riguarda la mia città, Parma, ci sono diversi siti in cui informarsi su quanto accade nel Ducato...

Innanzi tutto abbiamo il sito della Gazzetta di Parma: http://www.gazzettadiparma.it/ il quotidiano della città e della provincia che vanta il titolo di uno dei giornali più longevi d'Italia (il primo numero conosciuto risale al 1735). La struttura del sito è molto semplice, poco caotica e di facile consultazione. In alto si trova il nome della testata affiancato dai link degli altri due media principali della città, televisione e radio, rispettivamente tv parma e radio parma. Sotto si trova il ticker in cui scorrono le notizie a carattere nazionale. Poi la classica divisione a tre colonne: a sinistra le notizie, in quella al centro le rubriche più la classifica degli articoli più letti, le informazioni sul traffico e quelle sulle iniziative della Gazzetta. La colonna a destra è dedicata per lo più a spazi pubblicitari e ai servizi interattivi per l'utente: la possibilità, dietro abbonamento, di sfogliare il giornale on line in formato pdf, le lettere al direttore, il forum e i sondaggi. Nella sezione multimediale si possono consultare la fotogallery, la videogallery e l'audiogallery. E' interessante notare come le notizie meno recenti sono sviluppate in un articolo corposo, mentre le notizie del giorno sono concise ed essenziali e in fondo troviamo la scritta Altre informazioni nell'articolo sulla Gazzetta di Parma oggi in edicola; il che, secondo me, fa un po' a pugni con il concetto stesso di giornale on line che perde la sua funzione nel momento in cui è incompleto e rimanda per forza alla lettura del cartaceo.

La Repubblica Parma.it (http://parma.repubblica.it/?edizione=EdRegionale) è l'edizione locale del quotidiano La Repubblica, il cui sito è più ricco e lo scrolling molto più lungo. La struttura rimane simile ma l'interattività è maggiore: è possibile inviare foto, notizie, video e lanciare proposte di dibattito. Nella sezione multimedia si trovano molte gallerie fotografiche e di video su qualsiasi evento, molto spesso inviate dai lettori stessi. Qui è interessante notare che la sezione dedicata ai quartieri è gestita attraverso un blog (http://centro-parma.blogautore.repubblica.it/): ogni quartiere di Parma ha il proprio spazio in cui vengono pubblicate le notizie, molto spesso supportate dai commenti o dalle aggiunte dei residenti stessi.

Polis Quotidiano è un altro quotidiano della città di Parma e Provincia che nel suo sito (http://www.polisquotidiano.it/) permette di sfogliare la versione cartacea gratuitamente. Per il resto il sito è piuttosto spoglio e offre i servizi basilari: la colonna delle news aggiornata in tempo reale, con la possibilità di scegliere la fonte (Corriere, Giornale, Repubblica, Sport, Sole 24 ore, Informatico); le previsioni meteo e una serie di servizi come l'archivio video, la radio, le gallerie fotografiche, alcuni dei quali però sono accessibili solo dietro registrazione.

Anche l'Informazione di Parma ha scelto di pubblicare sul sito (http://www.informazionediparma.com/defaultparma.asp) la versione cartacea del quotidiano. In questo caso il sito è ridotto veramente all'osso: oltre alle pagine del quotidiano da sfogliare c'è la possibilità di consultare gratuitamente l'archivio delle edizioni precedenti e quella di inviare una mail alla redazione.

LungoParma è invece il primo quotidiano solo on line della città: http://www.lungoparma.com/ In questo caso abbiamo una parte sinistra che sconfina nel centrale dove sono riportate le notizie e la colonna di destra in cui trovano spazio: la vignetta, le rubriche, il sondaggio, gli articoli più letti, i tags popolari e l'archivio. Poi la possibilità di ricevere la newsletter e quella di registrarsi. Tramite la sezione Collabora con noi è possibile fare segnalazioni di qualsiasi tipo o inviare notizie, filmati e fotografie e le proposte che riteranno più "confacenti alla nostra linea editoriale verranno trasformate in articoli e inchieste".

Questi in sostanza gli organi d'informazione della mia città.

domenica 10 maggio 2009

Giornali on line: Il Sole 24 ore e altri...

Il sole 24 ore è uno dei pochi giornali in Italia (sia cartaceo che on line) a fare servizi dedicati. Il suo sito ha una costruzione diversa perchè è anomala rispetto al giornale; tra l'altro, è l'unico ad avere un ticker che dà fisicamente l'idea dell'aggiornamento. Ha un impostazione molto anglosassone.
In alto a destra nella home page troviamo il link a Italianews: è un consorzio di testate capitanate dal Sole 24 ore (tra le altre, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino), anche in ragione della cura della raccolta pubblicitaria, in cui si trova un "sottosito" di notizie che è federale, nel senso di creato, attivato e aggiornato da più testate locali di un certo peso. La particolarità sta nel modo in cui questo sottosito viene realizzato, cioè da un computer che selezione nei siti dei giornali le notizie che sono più lette e le quota come notizie più importanti, che poi vengono classificate e pubblicate in Italianews. La costruzione del sito è dunque statistica, secondo la rilevanza e l'incidenza che fanno parte dei meccanismi con cui si indicizza i testi.

L'impostazione del sito del Corriere della sera non si discosta di molto da quello della Repubblica: sulla sinistra troviamo sempre la colonna più importante, quella che riporta le notizie. Nella colonna di centro in ordine abbiamo i flashnews 24 a scorrimento, un link alla classifica delle notizie più lette e poi le zapping news: notizie curiose e interessanti provenienti dai settori più svariati (cultura, sport, spettacolo, etc). Nella colonna di destra abbiamo innanzi tutto due servizi offerti dal giornale: il corriere in e-dicola, che permette di consultare e scaricare, dietro pagamento, il quotidiano del giorno e dei 20 giorni precedenti in formato testo o pdf. L'altro servizio è l'archivio storico, che permette di consultare gratuitamente gli articoli dal 1992 ad oggi. Sotto troviamo il corriere tv, che propone video e foto, in una logica "primo piano" e "i più visti". Segue una serie di servizi, frammisti alla pubblicità, tra cui giochi, pagine gialle, corriere viaggi, dizionari, libreria, etc. In fondo all'home page abbiamo una lista di blog&forum

Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Secolo XIX, Il Tempo, L'Unione Sarda e Il Quotidiano della Calabria fanno parte di Italianews con il Sole 24 ore. I siti dei primi quattro sono identici, cambia solo la prima notizia fornita, a seconda della testata. Gli altri hanno mantenuto un proprio stile, più o meno simile salvo alcune particolarità. Ad esempio, Il Tempo propone due finestre di flash rispettivamente da adnkronos e da datasport.

Cosa resta da vedere? Abbiamo Il Giornale, Il Manifesto, Il Mattino, Il Messaggero, L'Unità e La Stampa (ovviamente ce ne sono molti di più ma io cito solo quelli che mi vengono in mente). L'impostazione del sito a tre colonne è comune a tutte le testate, gestita poi in maniera diversa. In alcuni è inserita solo a partire dalla metà della home page, come nel Mattino e nelll'Unità. Tutti i siti sono molto "carichi" e lo spazio è saturo, tranne il Mattino, l'Unità e il Manifesto che lasciano un po' più di respiro con qualche spazio di distanza in bianco in più rispetto alle altre homepage. E' diversa sicuramente la priorità delle notizie: stamattina per esempio quasi tutti aprono con la notizia sulla questione degli immigrati e la dichiarazione di Berlusconi a riguardo, mentre il Mattino propone un fatto di cronaca e il giornale uno di politica interna.

sabato 9 maggio 2009

Giornali on line: La Repubblica

Nel corso dell'ultima lezione abbiamo scoperto che La Repubblica è seguita dalla maggioranza di noi come primo quotidiano on line. Perchè? I motivi sono diversi: dalla semplice abitudine (in famiglia si legge la versione cartacea da sempre) al fatto che è più veloce negli aggiornamenti rispetto al Corriere, oppure perchè è più vicino alla propria parte politica.

La Repubblica è una delle testate on line ad avere una maggiore integrazione di animazione pubblicitaria rispetto ai contenuti sui giornali on line italiani. La versione on line è praticamente la trasposizione del giornale cartaceo. La vita delle redazioni (dei giornali in generale) è simile sia dal punto di vista di quelle web che di quelle cartacee. Ci sono momenti in cui non c'è frenesia di aggiornamento, legati ai picchi di fruizione di Internet: solitamente durante la pausa pranzo e dopo le 18. La costruzione giornalistica non è tale da rendere incalzante il ritmo della scrittura. Nonostante tutto, il sito ha una sua creatività ed un suo dinamismo molto forte rispetto a quello che è il tradizionale aspetto della prima pagina cartacea. La scelta dell'home page, rispetto anche solo ad un anno fa, è quella di fare in modo che la prima pagina, almeno nella sua parte superiore, sia priva di pubblicità. Si adotta quindi un atteggiamento se vogliamo più "subdolo" ma quantomeno più rispettoso nei confronti del navigatore: la pubblicità non si vede subito, ma si apre quando c'è un pop up, oppure è collocata prima della visione di un video, etc. Rispetto al passato la differenza è comunque notevole: in principio la pubblicità era invasiva, popco elegante, frammista ai testi. La scelta di un cambiamento è stata obbligata ma anche dettata da due ragioni: all'estero si inizia a gestire la pubblicità sul web in modo diverso e la pubblicità tradizionale non paga più. E' comunque presente nell'home page, nella seconda parte, e non sempre autodenunciata come tale: ad esempio alcune parti sono considerate come annunci ma sono pubblicitarie, lo stesso vale per parti considerate servizi ma che sono comunque brandizzate. Anche alcuni speciali portano ad una collaborazione pubblicitaria. In ogni caso, non sarà mai lasciato uno spazio bianco nella pagina, tutto lo spazio disponibile viene utilizzato, un po' per ragioni commerciali e un po' per mettere delle chiavi di lettura e di accesso in modo che il sito venga conteggiato nelle ricerche dei motori. Esistono inoltre dei sistemi di aggregatori di pubblicità legati al contenuto dell'articolo (cross marketing).
L'home page è estremamente lunga, ha uno scrolling molto ampio. Contiene tutto ciò di cui ci potrebbe essere bisogno: notizie, rubriche, spazi di interazione, informazioni di servizio, la parte multimediale. E' una costruzione abbastanza tradizionale: la parte importante è sulla sinistra, la parte con le rubriche e la colonna di contro - menu viene alternata. Viene considerata talmente preponderante la parte sinistra che il resto diventa comunque qualcosa su cui si andrà a perdere del tempo volontariamente.

Altre caratteristiche evidenti sono il molto spazio e il molto colore. I giornali cartacei subiscono la limitazione di poter scegliere, nell'ambito di un articolo, una solo fotografia, mentre nel giornale on line si possono creare le gallerie fotografiche. La fotografia sul web è di grande impatto, permette di entrare maggiormente nella notizia. Le foto sono molto viste e a volte più dei video stessi. Questo strumento ha quindi un grande vantaggio ma anche un grande limite: la delega alle immagini (e al video) dà quasi una sorta di alibi al giornalista per non dover lavorare troppo sul testo. Il problema che abbiamo qui in Italia è che non si scrive per il web: per quello si scrivono solo dei sommari e poi si inseriscono le notizie dal cartaceo. Non c'è insomma una richiesta di giornalismo prettamente on line. Difficilmente in un quotidiano on line si trova un testo autonomo nuovo, si inseriscono solo le agenzie. Le redazioni on line sono formate dal 10% (volendo stare abbondanti) dei giornalisti della redazione cartacea. Ma non è così ovunque: in altre parti del mondo infatti il web journalism è anche un giornalismo d'inchiesta, che viene riportato esclusivamente sul web. Non è la stessa cosa scrivere sul web e sul cartaceo. Perchè? E' evidente che l'informazione on line ha alcune peculiarità, legate alle caratteristiche del mezzo Internet, che la rendono profondamente diversa da quella dei media tradizionali. E la prima peculiarità evidente è la rapidità. Il rischio è che la tecnologia condizioni il nostro modo di scrivere. Osservando l'home page di La Repubblica possiamo notare che non c'è testo ma solo titoli; il testo più lungo è di quattro righe. Qui non è esatto parlare di giornale on line, perchè è più un aggregato di notizie di agenzie, di foto, di news, di commenti, di editoriali e di possibilità, grazie all'interazione, di commentare (un'innovazione presa un po' troppo alla lettera: per ogni notizia ci sono centinaia di commenti che finiscono per essere commenti ad altri commenti, come una sorta di forum, e non commenti alla notizia).

La differenza tra il web ed il cartaceo investe ovviamente anche la professione del giornalista: i contratti di lavoro sono diversi. Il giornalista della carta stampata ha più potere, guadagna di più e in genere non si "abbassa" a scrivere sul giornale on line. Difficilmente troviamo dei pezzi firmati, e comunque non dal giornalista noto della testata. Nel corso della giornata, difficilmente si trovano degli aggiornamenti di una notizia, ci sono solo rielaborazioni delle notizie di agenzia, per questo non ci sono testi lunghi. Anche se, per esempio, un inviato ha scritto un pezzo uscito al mattino ed è ancora sul posto, non scrive un aggiornamento on line durante il giorno. Questo non rientra, purtroppo non ancora, nella mentalità del giornalismo nostrano che tratta ancora la versione on line con superficialità, come un elemento accessorio alla carta stampata.

martedì 5 maggio 2009

Webbys! Premio per il miglior quotidano online a The Guardian

Quando iniziarono a diffondersi i primi giornali online (storicamente, il rapporto tra giornalismo e Internet nasce nel 1993), gli editori e i direttori delle testate capirono subito che per il lettori non era attraente trovare sul sito web gli stessi contenuti del giornale cartaceo. I nostri quotidiani online però (un esempio su tutti, La Repubblica) utilizzano ancora la tecnica del repurposing che consiste, come dice il nome stesso, nel riproporre sul web i medesimi contenuti del cartaceo. Come dovrebbe essere allora un buon giornale online?

Un suggerimento ci arriva dalla International Academy of Digital Arts and Sciences che si occupa, tra le altre cose, di assegnare i Webbys: premi Internet internazionali che hanno una sezione dedicata al giornalismo online (una specie di Oscar di Internet). Proprio ieri sono stati consegnati e i giudici hanno assegnato il premio per il miglior quotidiano online al britannico The Guardian: http://www.guardian.co.uk/ . E' già la quarta volta negli ultimi cinque anni che la testata di Londra di aggiudica questo riconoscimento, merita di darci un'occhiata...

Tra gli altri premiati spiccano nomi celebri: il New York Times (per miglior copy-writing), l'Economist (per il miglior blog d'approfondimento politico), l'Huffington Post (per la miglior sezione politica del web) ed Espn (per la migliore sezione sportiva). E gli italiani?

Segnalo alla fine quello che è stato premiato come il miglior archivio fotografico - informativo della rete: The Big Picture Site, gestito da il Boston Globe http://www.boston.com/bigpicture/



lunedì 4 maggio 2009

Il primo Festival del giornalismo d'inchiesta!

Riporto una notizia di oggi che mi ha favorevolmente colpita, anche se esula un po' dall'argomento dell'informazione online, perchè mi sembra un segnale positivo. Nei giorni 8, 9 e 10 maggio si terrà a Marsala il primo Festival del giornalismo d'inchiesta organizzato dal comune di Marsala in collaborazione con Sosia & Pistoia, Mismaonda e Communico.
Noi tutti abbiamo studiato che l'inchiesta è la forma nobile del giornalismo. Il termine, mutuato dal lessico giudiziario, rivela l'intenzione di andare oltre le fonti ordinarie. Ha il carattere di un'indagine, è un simbolo di ciò che si considera l'ideale della professione: cercare la verità. L'inchiesta ha conosciuto una stagione di grande fortuna nel nostro paese durante gli anni '50 e '60, per poi attraversare una fase di declino durante gli anni '80. Si ritiene che ormai questa fase sia superata, anche se è un luogo comune dei critici del giornalismo quello che non si facciano inchieste. Personalmente, non ne ricordo nessuna in particolare negli anni recenti (ma forse voi avete una memoria migliore della mia)...

A inagurare il festival di Marsala sarà (molto appropriato) Roberto Saviano, con un video registrato per l'occasione a cui seguirà il conferimento della cittadinanza onoraria al questore che ha arrestato Provenzano. Durante i tre giorni si svolgeranno incontri, dibattiti, conferenze e visioni di film e documentari sul tema dell'informazione in Italia a partire dal giornalismo d'inchiesta, in relazione anche allo stato attuale di crisi dei quotidiani e al prepotente sviluppo dell'informazione online .

domenica 3 maggio 2009

Scomparsa del cartaceo?

Un recente studio della Annenberg School for Communication ha dimostrato che, in molti casi, i lettori che preferiscono le versioni online di quotidiani e riviste sono disposti e finiranno per rinunciare definitivamente al cartaceo.
Lo rileva l'European Journalism Center: il 22% degli internauti hanno cancellato l'abbonamento ai giornali a stampa perchè possono trovare lo stesso prodotto online. D'altra parte, il 61% degli utenti di internet che leggono i giornali cartacei ne sentirebbero la mancanza se questi scomparissero (l'anno scorso erano il 56%).

In generale, e in particolare per il nostro paese, è molto difficile prospettare una prossima futura scomparsa delle versioni cartacee: se tutti possono leggere un giornale, la possibilità di usufruire dei giornali online è vincolata dalla capacità di connessione e quindi dall'accessibilità al computer. L'Istat, nell'indagine sul 2008 che riguarda "cittadini e nuove tecnologie" afferma che gli italiani sono sempre più tecnologici, ma restiamo comunque ultimi nell'Unione Europea (strano...).

Le famiglie costituite da sole persone di 65 anni e oltre continuano ad essere escluse dal possesso di beni tecnologici: appena il 7,1% possiede il pc e soltanto il 5,5% ha accesso a Internet. All'opposto, le famiglie con almeno un minorenne, che possiedono il pc e l'accesso rispettivamente nel 74,3% e nel 60,9% dei casi. Nelle famiglie con capofamiglia dirigente, imprenditore o libero professionista sono molto diffusi sia il pc (83,1%) che l'accesso a Internet (72,8%). Le famiglie più svantaggiate sono quelle con capofamiglia operaio o non occupato. C'è anche una discreta quota di famiglie che non ha ancora fatto i conti con il web: il 49,9% delle famiglie non possiede un pc e il 58% non accede ad Internet da casa. Tra i motivi per cui non si naviga, le famiglie indicano la mancanza di capacità di connessione e che navigare è considerato inutile.
Il 39,9% dichiara che il tempo dedicato alla lettura di news online ha sostituito molto o in parte il tempo dedicato a sfogliare i giornali, riviste e simili.

Appare chiaro che, prima di profetizzare la scomparsa della carta stampata, bisognerà aspettare che si colmi il divario tra la popolazione connessa e quella che ancora non la è. Ma anche quand'esso venisse superato, riuscite veramente ad immaginarvi un mondo senza giornali? E soprattutto, sarebbe una conquista vantaggiosa o un'irrimediabile perdita?

sabato 2 maggio 2009

In giro per il mondo...

Ecco una lista, approssimativa, di alcune agenzie di informazione estere, per curiosare e confrontare la gestione dei siti rispetto a quelle italiane:

AFP: http://www.afp.com//afpcom/fr Agenzia di informazione francese

AP - Associated Press http://www.ap.org/ La principale agenzia di informazione statunitense

ANA http://www.ana-mpa.gr/anaweb/ Agenzia greca

APA http://www.apa.co.at/ Agenzia austriaca

BELGA http://www.belga.be/FR/home.asp?lang=FR Agenzia di informazione belga

CHINA NEWS SERVICE http://www.chinanews.com/ Agenzia di informazione cinese

DPA http://www.dpa.de/ Agenzia di informazione tedesca

ITAR TASS http://www.itar-tass.com/eng/ Agenzia di informazione russa

JIJI http://www.jiji.co.jp/ Agenzia di informazione giapponese

LUSA http://www.lusa.pt/lusaweb/ Agenzia di notizie del Portogallo

PA http://www.pressassociation.com/ Agenzia d'informazione britannica

REUTERS http://www.reuters.com/ Agenzia d'informazione internazionale

TASR http://www.tasr.sk/ Agenzia d'informazione della Repubblica Slovacca

Agenzie di stampa

Le agenzie di stampa sono la fonte principale per il lavoro giornalistico. Ormai tutte hanno il proprio sito web e sono perfette per la rete, perchè hanno quelle caratteristiche che si adattano bene allo strumento: la rapidità e l'essenzialità. Tuttavia, non sono molto seguite sul web dagli utenti. Le persone infatti preferiscono leggere i giornali online, in cui la notizia è già sviluppata in un articolo corposo.

Nel corso dell'ultima lezione, abbiamo visionato le principali agenzie di stampa italiane: ANSA, AGI, ASCA, DIRE, IL VELINO e ADNKRONOS.

ANSA (http://www.ansa.it/) è il notiziario quotidiano della maggiore agenzia d'informazione italiana, impaginato come un giornale online, con titoli, testi e foto. In linea dal 10 giugno 1998, il sito offre una serie di rubriche e di servizi speciali, organizzati in canali. Nel 2003 si è aggiunto il notiziario multimediale Ansa Live. Il sito però non è organizzato in modo adeguato: genera troppi takes [ricordiamo che un'agenzia di stampa può produrre tre tipologie di prodotti: il flash: la notizia sviluppata nel modo più breve e meno articolato possibile; il take: non è un articolo, è lo sviluppo di un aspetto del flash; la new: l'equivalente di un articolo di giornale, è un insieme di punti di vista e di contestualizzazioni]. L'evidenza della notiza di conseguenza è difficile da trovare e il sito è penalizzato dal punto di vista dell'usabilità.

AGI (http://www.agenziaitalia.it/) è il sito dell'Agenzia Giornalistica Italia, fondata nel 1950, che offre notizie di politica, economia, esteri, cronaca, sport, cultura e spettacolo, varie rubriche, servizi speciali e l'archivio storico dal 1985. Anche il suo sito però ha il difetto di seguire un'impostazione da giornale online.

ASCA (http://www.asca.it/) è stata la prima agenzia italiana a dare su Internet un notiziario completo nel 1996: politica, cronaca, economia e società. Fondata nel 1969, ha come azionista di riferimento il gruppo grafico - editoriale Abete. Nonostante le dimensioni più ridotte di questa agenzia rispetto alle prime due, ha un sito ben strutturato: fornisce i titoli dei lanci di agenzia e punta all'essenzialità.

APCOM (http://www.apcom.net/HomePage.shtml) è l'agenzia di stampa nata nel 1999 da una partnership tra Associated Press ed e.Biscom. Il suo sito, anche se contiene molto testo ed è poco immediato, risulta gradevole.

DIRE (http://www.dire.it/) è l'agenzia d'informazione politico - parlamentare quotidiana diretta da Giuseppe Pace, con sede a Roma e ufficio di corrispondenza a Bruxelles. La struttura del sito è poco coerente e non si può definire un vero e proprio sito giornalistico.

Il VELINO (http://www.ilvelino.it/) agenzia nazionale quotidiana di politica interna ed estera, cronaca, cultura, economia e finanza. Il suo sito mantiene, difetto comune a molti, una costruzione più adatta ad un giornale online.

ADN KRONOS (http://www.adnkronos.com/IGN/hp/) dall'inizio del 1997, l'agenzia romana presenta nel suo sito (Italy Global Nation) una sintesi del notiziariofatti del giorno, esteri, economia, cultura, spettacolo, sport, cybernews, eccetera. Inoltre varie rubriche, forum e sondaggi. Si caratterizza rispetto agli altri siti per la sua multimedialità

Comune a tutte le agenzie di stampa è la mancanza d'interazione.

venerdì 1 maggio 2009















Freedhome House è un istituto di ricerca statunitense, finanziato con fondi governativi, conosciuto principalmente per i suoi rapporti annuali sul livello di libertà democratiche in ogni paese del mondo. http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=1 Nella più recente classifica degli Stati del mondo in relazione alla libertà di stampa, il nostro paese è retrocesso (unico caso in Europa) nella categoria di quelli in cui la libertà è "parziale". Tanto per intenderci, siamo andati a fare compagnia a Israele, Taiwan e Hong Kong. Su un punteggio che va da 0 (i paesi più liberi) a 100 (i paesi meno liberi), l'Italia si è aggiudicata solo 32 voti. E' l'unico paese occidentale ad avere una media così bassa. Secondo Karin Karlekar, la ricercatrice che ha giudato lo studio, la causa è il nostro premier Berlusconi. "Il suo ritorno nel 2008 ha risvegliato i timori sulla concentrazione dei mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida". Altri fattori: l'abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l'escalation di intimadizioni da parte del crimine organizzato. Non c'è che dire, ne usciamo veramente bene da questo quadro...