sabato 25 aprile 2009

Qualcosa su cui riflettere

Non è passato indenne dalla prima proiezione su Sky, e non si è guadagnato la replica, il lungometraggio del regista Berardo Carboni "Shooting Silvio". Il film era già stato mandato in onda, in prime time, la sera di Pasquetta ed aveva suscitato diverse proteste, prima fra tutte quelle del Pdl che lo ha definito "un inno alla violenza".

Il film, per chi ancora non lo conoscesse, racconta l'esperienza del giovane Kurtz che tenta di escogitare un modo per annientare lo strapotere di Silvio Berlusconi, colpevole, secondo lui, di aver portato in Italia la decadenza dei costumi e il consumismo volgare delle pubblicità. Kurtz prende la drastica decisione di compiere un attentato. E' sicuramente un esperimento anomalo nel panorama culturale italiano, privo di sbavature retoriche, un film che non cerca né odio né vendetta. Tra le decine di tentativi di trasporre sullo schermo il disagio di questi anni, il lavoro del regista romano (sua opera prima) non sfigura e regala comunque la visione di un buon cinema. Ma la qualità in questo caso pare non conti niente.

Nessuno, il regista per primo, ha pronunciato la fatidica parola "censura", ma data la cancellazione del film, tanto tempestiva da non aver lasciato il tempo di modificare la descrizione di ciò che andava in onda, è difficile pensare a qualcosa di diverso. Carboni ha detto sull'accaduto: "non è una censura perchè è una scelta libera di Sky, ma è il segno di un potere immanente. Sono allibito e preoccupato se questo potere tocca anche Sky che è stata l'unica tv che negli ultimi anni ha dato visibilità a registi giovani e indipendenti e, insieme al Ministero della Cultura, ha di fatto consentito la sopravvivenza del cinema giovane". Perfettamente d'accordo: non ci si aspetterebbe certo questo di atteggiamento da Sky che ha assunto, nell'ultimo decennio, un ruolo di innovazione e di sprovincializzazione del panorama televisivo italiano. E, soprattutto, un carattere apolitico rispetto ai canali della tv generalista.
Carboni conclude con un interrogativo che dovrebbe invitare a riflettere: "il film è stato bloccato non per quello di cui tratta, ma perchè non era opportuno mandarlo in onda in questi momenti delicati dopo il terremoto in Abruzzo. Ma io mi chiedo: in un paese in cui vanno in onda solo reality e spazzatura come "La Fattoria" che non aiutano certo a pensare ma educano una generazione di tronisti, è di cattivo gusto solo un film come il mio che invece invita alla riflessione?".

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